Italia, donne nell'esercito: la discriminazione che colpisce con il limite d'altezza
Donne ed esercito – Fra gli infiniti campi in cui passa la discriminazione di genere, certo non poteva mancare l’esercito: categoria maschile per eccellenza, l’esercito è stato, per lungo tempo, pensato e fatto unicamente da uomini. Donne ed esercito non sono due parole che generalmente stanno nella stessa frase e, forse, alle orecchie di qualcuno l’accostamento stona anche un po’. Nella storia un primo avvicinamento delle donne alle forze armate si è visto durante la seconda guerra mondiale: paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti hanno creato dei reparti ausiliari femminili per l’occasione bellica. In Italia, l’esperimento delle SAF (servizio ausiliario femminile), avvenuto unicamente durante la Repubblica di Salò, rientra nella stessa tipologia: una categoria di supporto per lo sforzo bellico contingente. A partire dagli anni Sessanta, però, si è sviluppato un dibattito al riguardo e pian piano donne ed esercito sono diventate parole non poi tanto estranee fra loro.
Il limite dell’altezza – L’Italia è stata uno degli ultimi paesi a varare l’ingresso delle donne nell’esercito, con una legge nel 1999. In questi anni di lotte, molte associazioni femminili in Italia hanno richiesto a gran voce la possibilità di fare il servizio militare anche per le donne e fra queste, l’Associazione Nazionale Donne Aspiranti Soldato, presieduta da Debora Corbi, ha contribuito non poco alla battaglia. Eppure, nonostante i risultati ottenuti, in Italia la discriminazione di ancora genere c’è: meno visibile, più nascosta, essa permane. E lascia una traccia indelebile nei metodi di selezione del personale dell’esercito, volti in maniera evidente a escludere gran parte delle donne. Chi vuole entrare a far parte dell’esercito, infatti, deve soddisfare determinati requisiti fisici e psichici, che sia uomo o donna – su questo non c’è dubbio. Tuttavia, il limite d’altezza, parametro fondamentale di valutazione, in Italia rappresenta un enorme ostacolo, unicamente per le donne. Se per gli uomini la statura minima deve essere di 1.65 centimetri, stupisce non poco leggere che per le donne sia di 1.61. Non soltanto per lo scarto di centimetri minimo, ma soprattutto perché in Italia l’altezza media delle donne è di 1.60 cm, mentre quella degli uomini è di 1.70 cm. Il che equivale a dire che se sei uomo è molto probabile che tu possa entrare nell’esercito, se sei donna la possibilità di rimanerne esclusi a priori è molto alta. Un’autentica discriminazione di genere.
Discriminazioni di genere – Le discriminazioni nei confronti delle donne, com’è ovvio, non finiscono qui. Non c’è soltanto una discriminazione in partenza, nelle strutture selettive, ma –come in molti posti di lavoro e a maggior ragione in un luogo frequentato soprattutto da maschi – anche una volta dentro la caserma è difficile sfuggire ai commenti, alle battutine discriminanti, ai perenni discorsi di chi pensa che “le donne debbano stare a casa” e che nell’esercito non fanno nulla di buono. “Sì, ho assistito a degli episodi discriminatori e uno mi riguarda particolarmente” ci racconta Giorgia (pseudonimo) che ha svolto il servizio militare nella caserma di Bellinzago Novarese. “Dopo aver fatto tutti i corsi che mi erano stati richiesti, alle volte venivo assegnata nell’ufficio della mia compagnia ad aiutare a compilare moduli e fare fotocopie”. Nonostante abbia unicamente eseguito un ordine e non abbia scelto lei il lavoro d’ufficio – ci tiene a precisarlo – c’è chi trova da ridire, chi lo vede come un trattamento di favore e dice: “però non ha mai voglia di fare niente, sta sempre in ufficio, chissà cosa ha fatto per meritarsi questo trattamento..”. Ancora una volta, donne che sono giudicate secondo gli stereotipi della donna facile, che nella carriera va avanti a suon di trattamenti di favore e non per propri meriti o impegni. E questo è solo uno dei tanti, piccoli, episodi: molti, nell’esercito, pensano che le donne debbano stare a casa e che sono un disonore per le forze armate. Eppure molte non la pensano così e lottano ogni giorno per questo diritto.
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