Donne e Chiesa, le sfide di Papa Francesco e il Sinodo: a colloquio con la filosofa e teologa Angela Ales Bello

Donne e Chiesa, le sfide di Papa Francesco e il Sinodo: a colloquio con la filosofa e teologa Angela Ales Bello

Intervista in esclusiva alla filosofa e teologa Angela Ales Bello che ci ha parlato delle Donne e Chiesa, delle sfide di Papa Francesco e del Sinodo

La famiglia rappresenta un messaggio forte per la Chiesa in questo Sinodo dei Vescovi inauguratosi 4 ottobre scorso il cui metodo, secondo il dettato di papa Francesco, è ” aprirsi allo Spirito Santo con coraggio apostolico, con umiltà evangelica e orazione fiduciosa. Aperta, come un ospedale da campo, la Chiesa, accogliente, andrà incontro alle persone pronte a curare le coppie ferite con l’olio dell’accoglienza e della misericordia. E nella possibilità di parlare con grandissima libertà, balzata in grande evidenza rispetto ai Sinodi precedenti, il Papa ha già raggiunto un primo risultato. Ha anche posto l’elemento del confronto: stabilire qual è il senso comune di certe tematiche su cui si deve riflettere.

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Papa Francesco, straordinariamente empatico, con la sua abilità comunicativa, i discorsi, i comportamenti, sorprende il mondo. Chiedo alla filosofa e teologa Angela Ales Bello: Papa Francesco sta portando un vento nuovo nella Chiesa?

Il Papa sta compiendo un’azione pastorale, che si pone in continuità con il passato; il Concilio Vaticano II ha stabilito le basi teoriche e ora si tratta di procedere all’applicazione di esse. Egli vuole farsi comprendere da tutti e ci indica il modo in cui dobbiamo operare come cristiani.

Ha riaffermato la donna quale elemento fondante nel nucleo familiare nell’udienza del 17 settembre scorso sulla famiglia, e, riferendosi a Eva, ha dichiarato che “non è lei la tentatrice che fa cadere Adamo nel peccato”, prendendo a riferimento le parole di Dio rivolte al serpente ingannatore, nell’antico racconto del suo primo amore per l’uomo e per la donna,: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe» (Ni 3,15a). Ha contraddetto così uno dei luoghi comuni più radicati tra i tanti, anche offensivi, affermando che c’è spazio per una teologia sulla donna all’altezza di questa generazione di Dio: è una novità questa interpretazione?

Papa Francesco dà un’interpretazione già sostenuta da Giovanni Paolo II e dalle teologhe femministe, sia protestanti sia cattoliche fin dagli anni Settanta. Questo argomento mi appassiona da lunghi anni, nel corso dei quali ho proposto alla Biblioteca dell’Università Lateranense l’acquisto di molti libri sulla questione femminile, dal punto di vista teologico e filosofico. Alcuni di essi trattano del rapporto fra Eva e Maria, che sono diventate due stereotipi: l’una del male e l’altra del bene. E’ opportuno osservare, però, che non si può estendere il cedimento alla tentazione di Eva a tutte le donne, come purtroppo è avvenuto finora, in particolare nell’Età medievale, perché, di fatto, le donne possono fare sia il male sia il bene. L’analisi storica mostra che le donne sono state considerate a lungo e in tutte le culture umane inferiori agli uomini; ciò è stato sostenuto anche talvolta dalla teologia cristiana, perché si è confusa la fragilità femminile con la tendenza al peccato. Dal punto di vista teorico questo pregiudizio è già stato superato, oltre che dalla riflessione delle teologhe, anche dal pensiero di Giovanni Paolo II che nella Lettera Apostolica Mulieris Dignitatem, ha affrontato e risolto questi problemi filosoficamente e teologicamente, sottolineando che la fragilità caratterizza sia l’uomo sia la donna.

Ma perché prima della donna?

Dobbiamo tener conto che il Testo Sacro è scritto da esseri umani, anche se ispirati, e che nella mentalità di quell’epoca la donna era considerata inferiore, dunque più fragile e più esposta al peccato, per cui si diceva che l’iniziativa della trasgressione era stata presa da lei. Se Eva ha trasgredito il divieto divino, anche Adamo si è mostrato debole, avrebbe dovuto reagire e non assecondarla. Ciò è mostrato dal commento al testo biblico riguardante il peccato originale da Giovanni Paolo II.

Qual è dunque la giusta interpretazione del dettato della Bibbia ed in particolare della Genesi?

Il testo mostra la debolezza e la fragilità dell’essere umano, il quale, senza la grazia e l’intervento di Dio e un’apertura consapevole e responsabile verso il divino, non può far nulla, da solo non ne ha la forza. Il contrapporsi a Dio è un peccato di presunzione ed anche d’invidia, perché vorrebbe essere Dio. E’ questo il senso del peccato originale.

Papa Francesco, sempre nell’udienza generale sulla Famiglia del settembre scorso, ha detto che “Cristo è nato da una donna e questa è la creazione di Dio sulle nostre piaghe, sui nostri peccati, ci ama come siamo e vuole portarci avanti con questo progetto. E la donna è la più forte nel portare avanti questo progetto“,

La Redenzione operata da Gesù, nato da una donna, è un avvenimento storico. La Redenzione ha dato un’ulteriore grazia e un aiuto all’essere umano; bisogna tener presente questo fatto, non fermarsi all’Antico Testamento. Siamo passati attraverso la Redenzione e adesso gli uomini e le donne che vogliono comportarsi bene hanno un punto di riferimento nell’annuncio di Cristo, che può sostenerli nelle loro scelte, spesso difficili, non perché l’uno sia uomo e l’altra sia donna, ma perché sono tutte due persone deboli, tuttavia, possono fare il bene perché create a immagine e somiglianza di Dio. Giovanni Paolo II ha affermato anche che il testo della Genesi, che afferma la somiglianza a Dio di entrambi, è quello valido, l’altro, che fa risalire la nascita della donna alla costola dell’uomo, è un racconto mitico, perché è legato alla mentalità del tempo, secondo la quale la donna è inferiore all’uomo.

L’affermazione sulla donna di papa Francesco ha sollevato anche qualche critica…

Le critiche sono state sollevate dalle teologhe che avevano già messo in risalto ciò che il papa ha detto e, a loro avviso, non sono state sufficientemente valorizzate, ma la critica nasce anche da un altro presupposto che tende ad abolire la distinzione tra maschile e femminile, perché si dice che questi sono stereotipi sociali, per cui ognuno può scegliere di essere uomo o donna o contemporaneamente uomo e donna, dunque non esiste un’identità sessuale determinata. Inoltre, si pongono i generi e le loro possibili variazioni sullo stesso piano e si richiede il matrimonio per qualsiasi tipo di coppia. Questo atteggiamento rivela qualcosa d’interessante: in fondo il riconoscimento del valore della famiglia, infatti, mostra che si considera l’unione matrimoniale come un’unione importante, perché, se non fosse ritenuta tale, non si lotterebbe per il riconoscimento legale del matrimonio fra persone dello stesso sesso.

Papa Francesco insiste sulla polarità del genere maschile e del genere femminile

Edith Stein afferma che uomo e donna sono due poli ideali. Nella realizzazione concreta dell’essere umano ci possono essere mescolanze, a parte il fatto che ogni uomo e donna ha in sé caratteristiche maschili e femminili, anche se con dosaggi diversi. Utilizzando queste indicazioni si può giustificare il fatto che in natura ci siano casi di omosessualità. Ma questo non significa che non esistano i due poli ideali maschile e femminile, e che non si debba tener presente anche nell’educazione l’esistenza di questi due poli, perché se l’educazione non segue questi criteri, l’essere umano cade in una grande confusione. Da un punto di vista psichico ciò è gravissimo, tuttavia, non bisogna penalizzare chi non rientra rigidamente nel maschile e nel femminile. E’ bene insegnare ai bambini che ci sono diverse possibilità, ognuno ha la sua caratteristica e bisogna rispettarla, però c’è anche un’identità personale, che si manifesta nel maschile e nel femminile che deve essere altrettanto rispettata: perciò, è opportuno vagliare i singoli casi.  

L’essere umano ha un corpo, una psiche, un’anima…

Che nell’essere umano ci sia un aspetto corporeo, un aspetto psichico e uno spirituale sono messi in evidenza dal punto di vista filosofico, per esempio da Edith Stein, ma si trova anche nella tradizione della Chiesa, in san Paolo. Edith Stein sottolinea che, pur nell’uguaglianza sostanziale fra gli esseri umani, queste tre dimensioni si presentano in modo diverso nell’uomo e nella donna.

La nostra epoca è caratterizzata dalla macchina, e dal rapporto dell’uomo con questa sua creazione ormai giunta ad una perfezione tecnica senza precedenti nella storia umana, capace di sostituirlo, arrivando alla possibilità di acquisire una connotazione autonoma. L’uomo è abbagliato dalla sua capacità di costruire le macchine.

L’essere umano è capace di costruire le macchine e alla fine le adora; e, adorandole, spesso sostiene che esse devono essere il nostro punto di riferimento. E’ il feticismo della macchina, equiparabile a ciò che si legge nella Bibbia a proposito del vitello d’oro. Si sta tentando di creare ex novo un essere umano in laboratorio. Per ora ci si accontenta dei robot, ma in questo caso è eliminata la dimensione affettiva e spirituale, che mostra la straordinaria complessità dell’essere umano. I robot computerizzati potrebbero essere più potenti di noi, ma da chi sono costruiti ? Si pretende che in futuro essi avranno la coscienza, in tal modo s’idealizza la macchina. Inoltre, c’è il rischio che si pensi: “Se sono capace di costruire una macchina e se questa avrà una coscienza e una totale autonomia, allora io sono Dio.” Siamo di fronte ad un delirio di onnipotenza dell’uomo

Giovanni Paolo II ha parlato di questo rischio ….

Tutto il personalismo cristiano mette in evidenza questo pericolo. Da una parte, bisogna difendere la dignità dell’essere umano: se tu vuoi essere potente, allora riconosci le tue capacità, non attribuire alla macchina tutta la potenza, perché sei tu che l’hai costruita, se non ci sei tu, non potrà essere più costruita, non si costruisce da sola. D’altra parte, il tuo potere non deve condurti al delirio di onnipotenza; non puoi essere come Dio – tale pretesa ha caratterizzato il peccato originale -, infatti, sei debole e morirai. Inoltre, è opportuno osservare che c’è una profonda differenza fra la macchina e l’organismo. La macchina è uno strumento costruito senza vita, siamo noi che abbiamo la vita. E’ sul concetto di vita che bisognerebbe riflettere. Noi siamo organismi vitali, le macchine non sono organismi vitali, il robot non si può riprodurre. La generazione è un fatto fondamentale per la vita.

Il grembo femminile trasmette dentro di sé la vita, un essere umano autonomo, con un suo destino, al di là di qualsiasi volontà umana…

Ciò ci consente di tornare al tema delle scelte di genere, che si riferiscono necessariamente ad una realtà duale. Nelle unioni omosessuali c’è sempre una differenza di ruoli. Il rivestire un ruolo ha la sua importanza, perché abbiamo bisogno di svolgere una funzione e, se si vuole una vita familiare, si ricostituiscono i ruoli del maschile e del femminile. Spero che la riflessione sul messaggio cristiano ci aiuti a chiarire sempre più adeguatamente il senso della condizione umana, la dualità maschile e femminile e le problematiche ad essa connesse.

Il Papa esorta ad una riflessione sulla nostra società attuale segnata da un passaggio di civiltà amministrata dalla tecnocrazia economica, la cui etica è condizionata dalla logica del profitto e questa condizione ha potenti mezzi e gode dell’appoggio dei media.

Nell’Enciclica “Centesimus Annus” Giovanni Paolo II spiegava che bisognava trovare una via di mezzo tra un’organizzazione capitalistica selvaggia, come quella in cui noi viviamo, e una situazione di statalismo rigido che impedisce all’essere umano una produzione libera. Questa via di mezzo è indicata anche da Papa Francesco. Il richiamo dei Papi consiste sempre in un appello morale, ma sarebbe opportuno che fosse ascoltato da parte di specialisti per procedere ad un ripensamento della struttura economica odierna dei paesi occidentali, perché, una crescita senza limiti, produrrà sempre crisi. Oltretutto, l’economia è globalizzata e la globalizzazione può essere un vantaggio o uno svantaggio, dipende dai comportamenti umani. Spesso accade che si danneggino alcuni popoli o gruppi umani rispetto ad altri, mentre si dovrebbe trovare una via che conduca al contenimento dei desideri e ad un equilibrio, per ciò sarebbe necessario un progetto adeguato che deve essere ancora elaborato, anche in rapporto alla tecnologia, intesa come strumento e non come fine. “Il sabato è per l’uomo, non l’uomo per il sabato” e questa è un’indicazione fondamentale di Gesù, ripresa dal Magistero. Dovrebbe essere seguita, perché alla nostra società serve equilibrio.

Papa Francesco ha spiegato in più occasioni che la famiglia è alla base di questa cultura mondiale per “riorientare” la politica, l’economia e un’importante occasione per celebrarla è stata quella a conclusione del suo viaggio a Cuba e negli Stati Uniti, nel commovente incontro con le famiglie, intervenute a migliaia alla veglia di preghiera al ” Franklin “Parkway” di Filadelfia in cui ha sottolineato la bellezza della vita familiare, pur non priva di sacrifici ed esortando la politica a tutelarla nei suoi nuclei. Per trovare una vera strada di coabitazione sociale, ha dichiarato necessaria una rinnovata alleanza tra l’uomo e la donna che ci salvi da attacchi, distruzioni e colonizzazioni, come quella del denaro e di quelle ideologiche che minacciano il mondo.

La famiglia dovrebbe essere il punto di riferimento ultimo, la famiglia come una comunità costituita da singoli esseri umani da rispettare nella loro autonomia personale. Tuttavia, poiché i singoli non sono mai isolati, hanno bisogno di legami che solo la famiglia può dare, come primo esempio di comunità più ampie. Edith Stein sottolinea nella sua opera “Una ricerca sullo Stato”, che anche lo Stato dovrebbe fondarsi su una comunità statale, infatti, i membri che lo compongono dovrebbero essere legati da un profondo senso di responsabilità reciproca, in tal modo si costituirebbe una comunità autentica.

In questo Sinodo tanti saranno i temi affrontati. Il cambiamento sarà nella dimensione pastorale. Tra le tante novità sono state chiamate delle coppie che parlano di alcune loro problematiche.

Mi sembra che il criterio indicato da Papa Francesco sia quello dell’ascolto delle difficoltà, per far sentire la vicinanza della comunità ecclesiale a chi se n’è allontanato, per tale ragione è opportuno che le coppie siano presenti; per il resto dobbiamo aspettare le conclusioni del Sinodo.

Un cambiamento radicale non ci sarà. L’obiettivo del papa è chiaro, trovare delle strade pastorali pur nel rispetto della tradizione e della Dottrina. E’ possibile per la Chiesa Cattolica un precorso penitenziale per arrivare alla comunione per i divorziati risposati rispettando l’indissolubilità del matrimonio che non può essere messo in questione?

Ci sono alcune proposte che vanno in questa direzione; è probabile che siano accolte.

Sabina Caligiani

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    […] l’otto dicembre, data di ricorrenza della chiusura del Concilio Vaticano II. Voluto da Papa Francesco nel giorno della celebrazione della solennità della Immacolata Concezione, e da lui rivoluzionato […]

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    […] e feconda che spontaneamente continueremo a dirle ‘madre Teresa’” ha affermato papa Francesco, di Madre Teresa di Calcutta, dopo averla proclamata Santa il 4 settembre scorso. E questa s. […]