Svizzera, una donna è stata rifiutata da un'azienda per l'accento meridionale. Apre la polemica il Corriere di Mezzogiorno. Condanna da parte del sindacato svizzero.
Svizzera, il no dell’azienda– Questa è la storia di Mariacristina, quarant’anni, addetta vendite in giro per l’Italia da 15, discriminata sul posto di lavoro. Oggi, nel mondo del lavoro, si parla di lei. Perché? Per il rifiuto di un’azienda di Lugano che durante il colloquio ha dato come motivazione l’accento meridionale. È il Corriere di Mezzogiorno a dar voce alla denuncia della donna. Siamo in Svizzera: disoccupazione sotto il 4%, firma di un referendum per il reddito di cittadinanza (2000 euro al mese), un’autoregolamentazione del mercato locale tale da sostenere anche l’immigrazione, una disoccupazione giovanile del 7% contro il 40% di quella italiana. Insomma, l’erba del vicino è sempre più verde.
L’intervento del sindacato Unia– Nonostante il curriculum professionale della donna, arriva il no da parte dell’azienda. Discriminazione? Mariacristina ci tiene a precisare che quest’ultima era perfettamente a conoscenza della sua provenienza, Napoli, e probabilmente anche della sua pronuncia, dato che prima del colloquio aveva avuto con la candidata una conversazione telefonica. L’esito del colloquio, che la donna avrebbe definito “di venti secondi”, non è passato sotto silenzio, ma ha causato la condanna da parte dell’Unia, sindacato svizzero che rappresenta gli interessi del terziario. Il sindacato precisa che questo è il primo episodio di questo tipo, pur non negando che, in un periodo di forte pressione sul mercato del lavoro svizzero da parte della crisi italiana, discriminazioni e razzismo siano pane di tutti i giorni, anche in una nazione che a noi italiani appare navigare nell’oro.
La “bella superficialità” dell’addetto vendita– Questo dibattito ne apre probabilmente un altro, perché si parla di lavori che hanno, se vogliamo, un’insita discriminazione estetica e linguistica. L’occupazione di “addetto vendita” si assicura di portare il prodotto nelle case dei consumatori e, per farlo, deve dimostrarsi non solo capace nelle relazioni interpersonali, ma avere anche una “bella superficialità”. Non neghiamolo: le prime impressioni sono fondamentali, nella vita e soprattutto negli acquisti. E un addetto vendita, a partire dal portamento, dall’aspetto e dalla competenza nel linguaggio, deve suscitare affidabilità. È più che una pubblicità ambulante, ma mantiene comunque i requisiti base di una pubblicità. Il no dell’azienda quindi non deriva tanto dalle discriminazioni di essa, ma probabilmente dalle discriminazione degli ipotetici clienti.
COMMENTI