Diritto all'aborto e diritto alla procreazione: diritto alla scelta.
Diritto all’aborto. L’IVG (interruzione volontaria di gravidanza) è un diritto del quale ogni donna dovrebbe poter usufruire, anche se ultimamente tale possibilità sta diventando difficoltosa dato che sul territorio nazionale sette medici su dieci sono obiettori (per saperne di più clicca quì:https://www.femaleworld.it/obiettori-di-coscienza-laborto-in-italia-e-la-legge-194/) . Tale diritto in Italia è garantito dalla legge 194 del 22 maggio del 1978. La 194 consente alla donna, nei casi previsti dalla legge, di poter ricorrere alla IVG in una struttura pubblica (ospedale o poliambulatorio convenzionato con la Regione di appartenenza), nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere alla IVG solo per motivi di natura terapeutica. All’articolo 1 viene precisato che “lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio”.
Diritto alla procreazione. Se è molto chiaro che il ricorso all’IVG sia un diritto per ogni donna, non è altrettanto chiaro che la procreazione sia un diritto da mettere al pari. Entrambe le condizioni si configurano come una scelta che dovrebbe avvenire nella piena consapevolezza, coscienza e libertà. In tutti e due i casi non sempre la scelta è così semplice. Rintracciare le difficoltà per l’IVG non è difficoltoso, un esempio su tutti è il numero sempre crescente di medici obiettori come si diceva prima, ma le limitazioni al diritto alla procreazione sono celate dietro un sistema che pone la maternità al pari un’invalidità e una situazione economica non semplice, soprattutto per le giovani coppie. Scegliere di diventare madre è molto semplice se non ci sono implicazioni per la carriera, se alle spalle si ha una situazione economica decorosa e se vengono tutelati diritti della donna-madre. Nella maggior parte dei casi questo non accade: una donna che voglia inseguire la carriera o che quantomeno voglia mantenere o ottenere un posto di lavoro sa già che la scelta di diventare madre o essere madre potrebbe essere incompatibile con tali scelte. Non è una notizia nuova che su molti posti di lavoro le gravidanze non siano ben viste per le assenze che porteranno dalle attività lavorative, inoltre, convenzionalmente la cura e l’accudimento del bambino nei primi anni di vita è delegata maggiormente alla madre che inevitabilmente dovrà rinunciare a molte altre attività per dedicarsi al figlio. Ancora, una coppia che abbia il desiderio di avere un figlio dovrà fare prima i conti nel vero senso della parola con la propria situazione economica, per capire se il bambino avrebbe o meno un futuro decoroso.
Diritto alla scelta. Ciò che va sottolineato prima ancora del diritto all’aborto o alla procreazione è che dovrebbe esserci il diritto alla scelta libera da coercizioni, obblighi o impedimenti più o meno celati che siano. È questo che spesso si dimentica e che si tende a dare per scontato: il diritto alla procreazione sia sempre garantito mentre in realtà non lo è.
COMMENTI
[…] alle spine costituite dalla realtà dell’aborto, oggetto di aspre battaglie e considerato un diritto inalienabile della donna. Occorre valutare che la legge, per sua natura, pone dei termini, dà delle definizioni, ma in […]
[…] salutare: e così Soraya Post potrà portare avanti i suoi obiettivi primari, che vertono sulla questione dell’aborto, sulla parità di retribuzione, sull’uguaglianza di genere e sui diritti del mondo lgbt. Un […]
[…] on Web: il diritto all’aborto- Che cos’è un diritto che viene riconosciuto ma non viene garantito? Un pezzo di carta, una parola vuota, […]