L’essere umano è per sua natura incline a stabilire legami forti e più o meno duraturi che accompagnano piccole fasi e lunghi periodi della vita.
La relazione. L’essere umano è per sua natura incline a stabilire legami forti e più o meno duraturi che accompagnano piccole fasi e lunghi periodi della vita. Fin da piccoli il rapporto unico che si stabilisce con la madre prima, e con le altre figure di riferimento poi, getterà le basi per le future relazioni. Tanta più sicurezza si è acquisita nel legame madre-bambino, tanta più sicurezza si avrà nello stabilire nuovi legami, in particolare quelli amorosi. Al contrario, relazioni disfunzionali con la figura primaria di attaccamento faranno in modo che si crei un bagaglio di insicurezza che porterà sfiducia ed evitamento di relazioni salde e sicure. Quando iniziamo una relazione con una persona non facciamo altro che riproporre schemi e modelli acquisiti durante l’infanzia nel modo di gestire le situazioni e nella maniera di rapportarsi con l’altro: combattiamo vecchie battaglie con un nuovo nemico. Dunque, le interazioni ripetute con altri significativi capaci di protezione e sostegno tendono a produrre un senso relativamente stabile di sicurezza nell’attaccamento, che in vari modi conduce allo sviluppo di un modello del Sé stabile e positivo e a una serie di strategie di regolazione affettiva riuscite e in buona parte autonome. Da questo si sviluppa quella personalità adulta che, relativamente autonoma, ma capace di fidarsi, chiedere aiuto e appoggiarsi agli altri, strutturerà il senso della propria sicurezza in riferimento a figure di accudimento.
Dipendenza. Precisando che esiste un’intima connessione tra attaccamento e dipendenza, sembra più opportuno riferire il primo a un comportamento primario teso alla ricerca e al mantenimento della prossimità con una figura preferenziale, e la seconda ad un atteggiamento derivato da un bisogno di attaccamento, che può non essere diretto verso un soggetto specifico, e che si esprime attraverso atteggiamenti generalizzati e mirati a evocare assistenza, guida e approvazione. Più che di una polarità dipendenza-indipendenza sarebbe meglio parlare di un continuum dipendenza sana-patologica o sicura-insicura, definendo “insicure” le forme eccessive di dipendenza o, in senso controfobico di indipendenza. Le persone con disturbo dipendente della personalità si caratterizzano per la profonda insicurezza nelle proprie capacità e risorse, per il bisogno eccessivo e costante di accudimento e per i comportamenti sottomessi e adesivi che ne conseguono. Sono incapaci di prendere decisioni in modo autonomo e di assumersi anche la più semplice responsabilità; non riescono a funzionare socialmente senza che qualcun altro si prenda cura di loro e preferiscono demandare agli altri le proprie scelte, sono sempre alla ricerca di un magic helper che li guidi. Quando sono sole si sentono indifese, per farsi benvolere sono disposte a fare cose spiacevoli e degradanti. Il dipendere unicamente da fonti esterne per ottenere gratificazioni la rende vulnerabile ai desideri e agli umori altrui. Finchè riesce a mantenere la relazione di dipendenza da cui trae forza può condurre una vita apparentemente equilibrata, quando la relazione si interrompe può manifestare patologie psichiatriche: in molti casi si cerca immediatamente una nuova relazione alla quale aggrapparsi. Lo stile dipendente è stato messo in relazione al mancato superamento della dipendenza nei confronti dell’accudimento ricevuto dalla persona che ha accompagnato la crescita: controllante, iperprotettiva che in qualche modo comunica loro che autonomia è uguale a pericolo e che essere dipendenti è l’unico modo per mantenere il legame e che crescere e individuarsi significa perdere l’amore materno.
Dipendenza e violenza. Nutrire la dipendenza del partner porta con se benefici connessi alla detenzione del potere e al tempo stesso tutela dal rischio della perdita di un rapporto. La dipendenza dell’altro può essere coltivata in molti modi: spingerlo verso obiettivi che non può raggiungere da solo; persuaderlo di non possedere risorse adeguate per un determinato scopo; convincerlo di non avere alternative ecc. La violenza relazionale, invece, è una risposta esagerata del sistema di attaccamento, fare del male alla propria partner rappresenta un’esagerazione o una perversione nel comportamento di attaccamento. L’atto violento avrebbe una funzione duplice: ricreare e ri-sperimentare il sé alieno all’interno dell’altro e distruggerlo nella speranza inconscia che scompaia per sempre. Quando vedono il terrore negli occhi delle loro compagne, questi uomini si sentono rassicurati. Le loro successive suppliche di perdono sono sincere, perché in qualche modo loro stessi dipendono da una relazione in cui è possibile questo tipo di esteriorizzazione. Gli uomini violenti con le loro donne non riescono a tollerare la solitudine che li fa sentire vulnerabili e abbandonati. Spesso le peggiori esplosioni di violenza avvengono in concomitanza di promozioni sociali o professionali delle loro donne. Un altro aspetto caratteristico della violenza sulla partner è una tensione crescente con scoppi d’ira accompagnati dalla sensazione di perdere il controllo. Tale impulsività è legata all’incapacità di rappresentarsi in maniera coerente con i propri stati emotivi (per saperne di più clicca qui:https://www.femaleworld.it/femminicidio-quindici-le-vittime-del-2014/) .
COMMENTI
[…] al divorzio dei tuoi genitori). Più che di personalità dipendente, (per saperne di più: https://www.femaleworld.it/dipendenza-relazionale-perche-entriamo-nel-vortice-di-relazioni-impossibil…😉 che si compone di molti fattori e sfumature, mi soffermerei sul suo desiderio senz’altro […]
[…] Una delle più accreditate teorie psicologiche sulla violenza relazionale è di Fonagy e cerca così di spiegare: la violenza relazionale è una risposta esagerata del sistema di attaccamento, fare del male alla propria partner rappresenta un’esagerazione o una perversione nel comportamento di attaccamento. L’intensità e la forza di tale abuso possono essere viste come reazioni ad un attaccamento insicuro da parte di uomini con limitate capacità di mentalizzazione che sono stati in passato a loro volta abusati o che hanno assistito a scenari familiari violenti e traumatici. L’atto violento avrebbe una funzione duplice: ricreare e risperimentare il sé alieno all’interno dell’altro e distruggerlo nella speranza inconscia che scompaia per sempre. Quando vedono il terrore negli occhi delle loro compagne, questi uomini si sentono rassicurati. Le loro successive suppliche di perdono sono sincere, perché in qualche modo loro stessi dipendono da una relazione in cui è possibile questo tipo di esteriorizzazione. Gli uomini violenti con le loro donne non riescono a tollerare la solitudine che li fa sentire vulnerabili e abbandonati. Spesso le peggiori esplosioni di violenza avvengono in concomitanza di promozioni sociali o professionali delle loro donne. Un altro aspetto caratteristico della violenza sulla partner è una tensione crescente con scoppi d’ira accompagnati dalla sensazione di perdere il controllo. Tale impulsività è legata all’incapacità di rappresentarsi in maniera coerente con i propri stati emotivi (per saperne di più clicca qui: https://www.femaleworld.it/dipendenza-relazionale-perche-entriamo-nel-vortice-di-relazioni-impossibil…). […]
[…] piccole che hanno paura di perdere qualcosa che pensano gli appartenga (per capire meglio leggi qui: https://www.femaleworld.it/dipendenza-relazionale-perche-entriamo-nel-vortice-di-relazioni-impossib…) , ma tu non sei di proprietà sua e non sei responsabile, soprattutto, delle decisioni che lui ha […]