Essere donna e lavoratrice in Italia non è semplice, ma essere una futura mamma con un lavoro è ancora più difficile
Essere donna e lavoratrice in Italia non è semplice, ma essere una futura mamma con un lavoro è ancora più difficile. Arriva da Treviso l’ultima triste notizia di ingiustizia sociale, una storia di discriminazione in ambito lavorativo che ha visto protagonista una giovane donna di 25 anni in attesa di un bambino. La 25enne di Treviso si è trovata davanti ad un bivio: scegliere di pagare una sostituta oppure licenziarsi. Questa notizia ha spazzato via il bel gesto, avvenuto proprio in Italia poco tempo fa, di una start up che ha deciso di assumere una dipendente al nono mese di gravidanza. Chi aveva già gridato al cambiamento dovrà ahimè ricredersi.
Discriminazioni di genere sul lavoro: la proposta shock del datore di lavoro
Una giovane futura mamma di 25 anni, con un contratto di apprendista da 900 euro al mese, dipendente in una piccola azienda di artigianato della Marca, che conta due titolari e due impiegati, dopo aver annunciato il lieto evento, è stata messa davanti a una durissima scelta da parte del suo datore di lavoro. La dipendente, invece di ricevere le felicitazioni si è sentita rispondere dal proprio capo “Sei incinta? Nessun, problema, ma il tuo assegno Inps per la maternità lo darai all’azienda per pagare il tuo sostituto, altrimenti licenziati”. La giovane donna e futura mamma si è rivolta immediatamente a un sindacato, scoprendo così di non essere la sola ad aver avuto discriminazioni in ambito lavorativo.
Non basta l’indignazione per mettere fine alle discriminazioni di genere sul lavoro
La proposta shock alla donna in dolce attesa di Treviso da parte del suo datore di lavoro ha creato non poche reazioni e indignazioni in tutta Italia. E’ intervenuto anche Nicola Atalmi, segretario provinciale della Cgil di Treviso, commentando “In soli 3 mesi questa è la seconda mamma a fare in conti con una richiesta simile. Oggi purtroppo molti lavoratori accettano i ricatti di alcune imprese pur di ottenere un impiego o continuare a lavorare”. Dietro questa triste notizia c’è ancora più amarezza perché è stato violato il diritto al congedo di maternità che spetta a ogni dipendente in attesa di un figlio, in questo caso il datore di lavoro della giovane avrebbe infatti proposto di utilizzare il corrispettivo sostenuto dall’Inps per pagare un eventuale sostituto o sostituta. Ancora una volta sono stati violati i diritti di una donna che, a quanto pare, qui in Italia non può essere mamma e lavoratrice allo stesso tempo. Ad oggi non basta più l’indignazione per mettere fine alle discriminazioni di genere sul lavoro. E’ giunto il momento di fare qualcosa!
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