Delitto e Castigo nella versione di Konstantin Bogomolov al Teatro Argentina di Roma

Delitto e Castigo nella versione di Konstantin Bogomolov al Teatro Argentina di Roma

Il famoso romanzo di Fëdor Dostoevskij portato in scena dal dissacrante genio della scena russa Konstantin Bogomolov, in scena al Teatro Argentina di Roma dal 3 al 15 aprile

Assistendo alla replica pomeridiana presso il Teatro Argentina di Roma,e precisamente quella del 12 aprile con un pubblico maggiormente costituito da anziani, di Delitto e Castigo (prodotto da Emilia Romagna TeatroFondazione) nella versione dell’enfant-prodige Konstantin Bogomolov, regista russo, si ha la sensazione di assistere a qualcosa di religioso e dissacratorio al tempo stesso. Religioso, sacro, puro poiché il romanzo scritto da Fëdor Dostoevskijnel 1866 è un passaggio obbligato per chiunque ami e sopravviva di letteratura, e dissacrante poiché al di là delle provocazioni assolutamente lecite, insite nella messinscena, è sempre molto rischioso ridurre per la scena un opera letteraria di tale mole, e nel caso specifico che opera: uno dei romanzi più importanti scritti finora. Lo spettacolo per fortuna è anche altro. Lo spettacolo vive di tre o quattro interpretazioni assolutamente memorabili.

A cominciare da Leonardo Lidi come Rodion Romanovič Raskol’nikov il protagonista e motore del racconto, atipico, dinoccolato, morbido, armonioso, ma atipico doppiamente poiché oltre alla sua fisicità che offre generosamente al personaggio, veste i panni di un nero – con tanto di parrucca che toglie solo alla fine con un gesto estraniante per mettere al collo la croce del castigo, simbolo del pentimento – e lo fa al solo modo che un bianco può ‘interpretare’ un nero. Con ironia, con distacco, con ammirazione, infine con sentimento! Pari merito metterei Paolo Musio che fa un Porfiriy Petrovich, il giudice istruttore/commissario che indaga sul delitto, con una indolenza, una saggezza, una transizione degni di un attore maturo e nel pieno delle sue forze espressive.  Il suo strascicare il peso della vita, accompagnato da quel sacchetto di plastica, contenente lo stretto necessario alla sopravvivenza su questa terra, riempie l’arco scenico dello spazio del maggiore teatro della capitale, lasciato quasi semivuoto, se non pochissimo arredo scenico, segue un Enzo Vetrano assolutamente godibile nei doppi panni di Lizaveta (en-travestì) e Marmeladov, passando per Renata Palminiello interprete di Svidrigailov, un personaggio maschile restituito con cinismo, raziocinio, calcolo tipica del personaggio che interpreta e la doppiezza dovuta all’interposizione sessuale ne valorizza la greve valenza. Ma la compagnia è tutta di buon livello, completano il gruppo: Diana Höbel,, Margherita Laterza, Anna Amadorie Marco Cacciola.

La scelta di far interpretare il personaggio del giovane spiantato protagonista a un finto nero, e intingendo il tutto di contemporaneità rende ancora più inquietante e misterico questo viatico fra colpa ed espiazione della stessa. Se c’è un’assunzione della colpa?  Raskol’nikov fino alla fine rinuncerà a quella croce da assumere sulle spalle per pagare per ciò – che giustamente o ingiustamente, il regista ne prendono le giuste distanze  – ha commesso. La colpa, cristianamente intesa non ha più ragione di esistere alla luce di quanto l’uomo contemporaneo sta attraversando, con le sue contraddizioni, le sue incertezze, le sue paure. Allora è necessario che il teatro con la sua forza evocativa ritrascriva nuove regole per una nuova convivenza fra simili: egoisti ed egocentrici umanoidi. L’operazione di Konstantin Bogomolov è proprio questa, attraversare un materiale stra/conosciuto con un coraggio che solo il teatro ha sempre potuto avere grazie a quel diaframma che si connette fra platea e palcoscenico. Quella quotidianità vissuta fra un divanetto sgualcito, due poltrone scompagnate e un sideboard vintage, amplificata da quegli schermi a vista, ripresa tra l’altro dagli stessi protagonisti, è la vera colpa che l’uomo contemporaneo deve scontare. L’ignoranza, la volgarità, la violenza, la televisione è la vera colpa contemporanea.  E la sessualità ricondotta a un semplice accoppiamento brutale e impulsivo non aiuta di certo a trovare una via d’uscita. Quel pubblico di cui sopra però, apparentemente poco avvezzo a un teatro così coraggioso, ha mostrato gradire e applaudire le due ore ininterrotte di questa bella sequenza dostoevskijana.

Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij
con Leonardo Lidi, Paolo Musio, Renata Palminiello, Diana Höbel, Enzo Vetrano , Margherita Laterza, Anna Amadori, Marco Cacciola scene e costumi Larisa Lomakina
assistente alla drammaturgia Yana Arkova
assistenti alla regia Teodoro Bonci del Bene, Mila Vanzini
adattamento e regia Konstantin Bogomolov
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione

Teatro Argentina, Roma dal 3 al 15 aprile

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