Delitti omofobi: uno, nessuno, centomila

Delitti omofobi: uno, nessuno, centomila

Delitti omofobi: non solo uno, da una parte all'altra dell'oceano

Delitti omofobi: non solo uno – Battutine, pesanti discriminazioni nel sociale e nella vita quotidiana, vere e proprie umiliazioni e torture come quelle di Maxim Martsinkevich e il suo gruppo nei confronti di ragazzi omosessuali: tutte queste cose non bastano per mettere in risalto la necessità di un cambiamento, di una diversa mentalità nei confronti del mondo LGBT. E forse non basterà nemmeno l’ultimo dei delitti omofobi che viene a bagnare di sangue la scena mondiale: quella di un ragazzo di 18 anni, Joao Antonio Donati, ucciso meno di una settimana fa in Brasile e trovato con il collo rotto, il corpo pieno di lividi e un sacchetto di plastica in bocca. A questo, si aggiunge l’uccisione di Ekaterina Khomenko, insegnante di danza, russa, trovata sgozzata nella sua automobile. Le ennesime violenze contro persone omosessuali, vittime di un sistema discriminante.

delitti-omofobi

Da un continente all’altro – Lungi dall’essere un fenomeno circoscritto, quello dei delitti omofobi non è nient’altro che il più grave, terribile e violento modo di perpetuare una cultura della discriminazione nei confronti delle persone omosessuali e di reagire a quella che, da molti, viene percepita come una “deviazione dalla norma”. I delitti omofobi, quindi, non sono altro che il risultato di una cultura che discrimina il mondo LGBT e, in quanto tali, non hanno una dimensione circoscritta, ma spaziano da una continente all’altro, a seconda delle condizioni socio-culturali di ogni paese. Gli ultimi casi della settimana sono significativi: si tratta infatti del Brasile, paese in cui la propaganda anti-gay (già presente di per sé) è stata alimentata anche da gruppi religiosi contrari ai matrimoni legalitari, e della Russia, in cui meno di un anno fa è stata approvata la famosa legge anti-gay che tanto ha fatto discutere.

Ekaterina e Joao – Ekaterina e Joao.  Per entrambi la polizia sta seguendo le tracce di una pista omofoba: nel caso del ragazzo brasiliano, infatti, pare sia stato ritrovato un biglietto omofobo sul luogo del delitto. Per quanto riguarda Ekaterina, invece, un episodio inquietante avvenuto dopo la morte avvalora questa tesi: i festeggiamenti, sul web, del gruppo Occupy Pedophilia, da sempre persecutore delle persone omosessuali, che scrive: “Tutti voi dovete essere uccisi”. Ekaterina e Joao. Uno, nessuno, centomila. Uno per la famiglia e gli amici; nessuno per i mass media che relegano i delitti omofobi alla semplice cronaca nera, svilendo la gravità del fatto, e per tutti i delitti omofobi taciuti, celati, confusi; centomila per chi li prende come simbolo e motivazione di lotta, per impedire che altra violenza venga perpetrata, prima attraverso mezzi legali, poi (soprattutto) attraverso una rigenerazione culturale dell’uomo.

COMMENTI

WORDPRESS: 0