Un progetto per far conoscere il mondo di De Andrè con l'intervista esclusiva all'artista spezzino Nicola Perucca unico artista singolo che ha preso parte al progetto.
De Andrè e Crêuza de mä. Uno degli album che racchiudono a pieno De Andrè. La sua capacità unica di rendere viva la “sua” Genova, espressa in dialetto genovese sulle note di un viaggio che vede protagonista il porto e i pescatori, che risultano essere il cuore pulsante della città. È questo il progetto “Genova-Mediterraneo e ritorno ” che verrà presentato il 5 ottobre a Genova, nella Sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale, progetto seguito dal regista Matteo Valenti. Il disco di De Andrè, pubblicato nei primi anni ottanta, è il capostipite di una forte rivoluzione musicale, che andò proprio a sconvolgere i canoni della musica di quel periodo. Da oltremare si sentivano ritmi di rock anglo-americani che si omologavano molto tra loro. De Andrè ebbe il coraggio e la forza di proporre un disco interamente in dialetto genovese, in collaborazione con Mauro Pagani, lingua che ricordiamo è sempre stata utilizzata per la navigazione e gli scambi commerciali. David Byrne confessò in un’intervista a Rolling Stones la grande importanza e la miliarità di Crêuza de mä.
Crêuza de mä. Il disco è composto da 7 brani. Il primo, Crêuza de mä, “Viottolo di mare” introduce il disco e descrive il ritorno dei marinai durante la notte e fa percepire le sensazioni, l’esperienze e le difficoltà incontrate nello scontro con il mare, fonte di vita e di morte. Troviamo poi Jamín-a, canzone carica di sensualità, un inno all’erotismo e a questa “lupa dalla pelle scura”. Sidùn, il canto di dolore di un padre che perde il figlio in guerra, a Sidone in Libano, che nel periodo della stesura della canzone fu teatro di massacri dolorosi. La seconda parte del disco parte con una storia vera Sinàn Capudàn Pascià, il visconte Scipione Cicala appartenente ad una nobile famiglia genovese venne catturato dai Mori durante uno scontro navale e per aver salvato la vita al sultano viene nominato Gran Visir. Successivamente abbiamo  pittima che nell’antica Genova rappresentava la persona a cui i privati cittadini si rivolgevano per esigere i crediti dai debitori insolventi.  duménega racconta in maniera ironica il “rito” della passeggiata domenicale che il comune di Genova concedeva un tempo alle prostitute, per tutta la settimana relegate a lavorare in un quartiere della città. De André riporta le scenate dei cittadini al passaggio di queste prostitute e descrive le reazioni dei vari personaggi. Infine D’ä mê riva chiude idealmente il discorso sull’eterno viaggiare dei marinai aperto ad inizio album con “Crêuza de mä”. Qui infatti vediamo un marinaio al momento della partenza per un nuovo viaggio salutare con un triste canto d’addio l’innamorata che lo guarda dal molo e la sua città, Genova.
Intervista a Nicola Perucca. Female World ha intervistato Nicola Perucca unico artista singolo che ha preso parte a questo progetto insieme alle scuole d’arte. Artista squisitamente contemporaneo nella visione dell’arte poiché pittore, grafico e illustratore trasmette una grande sensibilità nei colori e nelle forme delle sue opere, nelle quali si possono apprezzare viaggi e sogni.
Crêuza de mä è un viaggio. Quest’anno sono i 30 anni dalla pubblicazione del disco. Com’è nata questa idea e il suo coinvolgimento nel progetto?
“L’idea nasce da prima del mio coinvolgimento nel progetto, circa dal 2011, con la partecipazione di queste scuole d’arte tra cui l’Istituto di Design di Milano e il Liceo Artistico Klee di Genova, quindi di una certa importanza. Sono state coinvolte nella realizzazione di una serie di tavole volte a creare un cortometraggio, dunque ogni scuola ha interpretato un brano. Successivamente affidate le sei canzoni, la settima è stata affidata a me. Questo evento è stato sponsorizzato dalla CoopLiguria e ha avuto il patrocinio della Fondazione De Andrè che mi ha personalmente contattato per aderire al progetto, che ha, a mio parere, un valore culturale molto importante. Il 5 ottobre si terrà questa presentazione al Palazzo Ducale nella Sala del Gran Consiglio del progetto con la visione e l’ascolto di ogni canzone e della sua animazione, con interviste, backstage e curiosità ”
Quale canzone le è stata affidata?
“Ho illustrato  duménega, canzone che rappresenta il “rito” della passeggiata domenicale che il comune di Genova concedeva un tempo alle prostitute, per tutta la settimana relegate a lavorare in un quartiere della città. Vengono descritte le scenate dei cittadini al passaggio di queste prostitute e le reazioni dei vari personaggi, tutti accomunati dal finto moralismo tra cui un rozzo bigotto, che, per legge di contrappasso, sbraita contro le prostitute e non sembra affatto accorgersi che fra di loro c’è anche sua moglie.” Un testo sicuramente molto provocatorio e che va a sottolineare l’ipocrisia di certi atteggiamenti umani. “Per la realizzazione del cortometraggio ci siamo avvalsi della professionalità di Matteo Valenti che si è occupato del montaggio. Ho accettato subito perché oltre ad essere una bella sfida è anche molto entusiasmante, nella mia carriera non avevo mai fatto esperienze di animazione. Sono l’unico pittore singolo coinvolto insieme alle scuole. Sono entrato nello spirito della canzone quasi da subito proprio perché sia il testo sia il connotato ironico è molto vicino alle mie caratteristiche personali. La rappresentazione che da De Andrè della donna è di una figura che pur passando da poetica e romantica a popolare e sboccata è pur sempre mossa da un sentimento d’amore. E questo lo vivo come un atto d’amore verso il mondo femminile.”
Questo progetto è sicuramente un modo per far avvicinare a De Andrè i più giovani. Quanto è importante?
“È molto importante. È riuscito ad attraversare le generazioni, e viene ancora cantato e ricordato anche dai più giovani ” Sotto un punto di vista strettamente musicale ha sicuramente insegnato che anche andare controcorrente e non omologarsi è una chiave di lettura interessante. Soprattutto con questo disco ha avuto il coraggio di affermarsi con una proposta che era bel lontana dal mercato discografico che vedeva in voga la canzone americana del momento (parliamo dei primi anni 80). “lui è andato un po’ contro e anche nelle interviste ribadisce questo desiderio di andare un po’ oltre ai canoni comuni, ma non in maniera retoricamente e stupidamente antiamericana, proprio con il desiderio di proporre un prodotto diverso dall’omologazione della musica anglo-americana del tempo. Secondo me questo album ha gettato anche le basi per successive proposte musicali dialettali in periodi più recenti”.
Cosa si sente di consigliare a un giovane che vuole avvicinarsi al mondo dell’arte?
“Da qualche anno c’è una saturazione di proposte artistiche e quindi anche una difficoltà ad accedere al mondo dell’arte. Sicuramente credere nel proprio lavoro e buttarsi quando ci si sente davvero pronti, dunque attendere di essere maturi e di avere una solidità di linguaggio. Internet è una vetrina molto importante ma da usare con attenzione. Bisogna fare la gavetta, come in tutti i mestieri, accedere a spazi comuni e gratuiti che ti diano la possibilità di esporti. Non partire con la presunzione e l’assolutismo, bisogna essere umili per arrivare. Se uno scopre di avere delle capacità multiple di sfruttarle al massimo. È importante farsi riconoscere ed essere unici ma allo stesso tempo è fondamentale essere duttili. È un processo complicato e che deve essere multiplo e integrato. Oggi come oggi le gallerie non fanno più contratti di esclusiva, quindi mentre prima la galleria d’arte ti copriva le spalle e ti pubblicizzava ora questo non avviene. Il consiglio che do è quello di non pagare le gallerie d’arte per esporre. Le promesse di popolarità non sempre portano ad un reale successo”
Come considerazione finale possiamo dire De Andrè era un’artista del suo tempo e che viveva il suo tempo, oltre all’avanguardia musicale non era avulso dal suo tempo e risuona forte nelle sue canzoni la critica alla società del tempo. Artista che ha portato alla luce le caratteristiche e i connotati più viscerali dell’uomo, rendendole poesia.
“Dai diamanti non nasce niente…dal letame nascono i fior”
Francesca Chiaramonte
COMMENTI