Danza Macabra è un dramma allegorico scritto nel 1900 da August Strindberg e racconta degli ultimi giorni di una coppia di due anziani coniugi che per l'occasionale visita di un parente, fa il bilancio di una vita indirizzata forse verso una rotta sbagliata.
Danza Macabra o Danza di Morte è un dramma allegorico scritto d’impulso dal drammaturgo svedese August Strindberg proprio all’inizio del secolo scorso, nel 1900, e fotografa crudelmente momenti di convivenza sulfurea e coniugale fra due consorti: Edgar e Alice che oramai anziani contemplano quella vita che se ne è andata, e precisamente il venticinquesimo anniversario di vita in comune. Lui è stato un capitano dell’esercito con la frustrazione di non esser mai potuto diventare maggiore. Lei invece ha rimpianto tutta la vita di non aver conseguito ai sogni di ragazza e cioè di diventare attrice. Questi rimpianti fanno sì che in coppia (di cui si presume un passato forse felice?) si viva un malessere sia personale che in combinazione col partner. L’arrivo, dopo anni di lontananza, di Kurt, cugino di Alice che al tempo fu cupido, diventa elemento scompaginatore, fa sì che le regole del triangolo vengano sovvertite. Opera complessa che affronta simbolicamente la lotta fra i due sessi, anteponendo la vita alla morte, ma senza affibbiare a nessuno dei due sessi vita o morte, entrambi nella loro complessità contengono rudimenti di questi due elementi.
Messo in scena da Luca Ronconi nel 2014 per il Festival dei Due Mondi a Spoleto, tradotto per l’occasione da Roberto Alonge, e come sempre accadono quei paradossi curiosi e preziosi a teatro, in scena ci sono un marito ed una moglie effettivi: Adriana Asti e Giorgio Ferrara (anche direttore artistico del Festival spoletino) nei ruoli di questo spietato Delirio a Due. L’idea di partenza del compianto maestro della scena italiana, ricordiamo che questa è stata la sua penultima regia, è quella di avvalersi come confronto a quel piccolo gioiello della drammaturgia comica ad opera di Georges Courteline: I Signori Boulingrin, meccanismo perfetto della assurda comicità coniugale. Oltre all’aspetto comico nella rilettura Ronconiana – che combacia alla perfezione – si sovrappone anche una chiave gotica, vampiresca, quasi noir dell’azione. La vita matrimoniale intesa come vampirizzazione di qualsiasi entità, anche la purezza che viene da fuori, rappresentata da Kurt, viene necessariamente contagiata.
Unendo le due parti in un’unica e sottile lama conduttrice della breve, intensa, corrosiva durata di un oretta e mezza circa, lo spettacolo è un concentrato di significati che fanno riflettere a fondo. La scena di Marco Rossi richiama un metafisico/mefitico luogo marino da cui non si può scappare, prigionieri e naufraghi al tempo stesso di passato costituito da tanti presenti ingombranti. E come accadeva per La Serva Amorosa di Goldoni i pochi elementi scenici che roteavano di posizione costituivano il punto di vista dei vari personaggi qui a far cambiare posizione all’essenziale arredo è la risacca delle onde del mare a creare i vari ambienti. Eccellente effetto di un meccanismo scenico che più volte richiama l’applauso del pubblico! Il terzetto di interpreti inossidabili fanno a gara in bravura e in simpatia nonostante la durezza degli argomenti. Di Adriana Asti si può solo che dire che la sua leggerezza e il suo spessore di attrice di classe lo si percepisce fin dalle prime battute, un perfetto connubio in un crescendo che sfiora il divertimento e il gusto di poter fare ciò che vuole delle intenzioni che raggirano le parole. Giovanni Crippa ha il physique du role del vampiro e svetta sopra i suoi colleghi in eleganza e fascino, ma l’autentica rivelazione della serata è Giorgio Ferrara, che sembra un personaggio uscito da una striscia di Strurmtruppen di Bonvi o da un dipinto di George Grosz, il suo agire diverte e commuove al tempo stesso. E dunque come un ulteriore saluto doveroso al Maestro sembra essere dedicata l’ultima battuta che pronuncia il Capitano prima che giunga un buio che tutto inghiotte: Cancella e vai oltre!
DANZA MACABRA di August Strindberg
traduzione e adattamento Roberto Alonge
con Adriana Asti, Giorgio Ferrara, Giovanni Crippa
scenografia Marco Rossi
costumi Maurizio Galante
regia di Luca Ronconi
produzione Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Spoleto57 Festival dei 2Mondi
in collaborazione con Mittelfest 2014
Teatro Quirino, Roma, fino al 22 Maggio
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