Danza del ventre: l’arte del sovvertimento

Danza del ventre: l’arte del sovvertimento

Le danzatrici del ventre si "scrollano di dosso" l'ordine patriarcale

La danza del ventre – Considerata, forse a ragione, forse a torto, una delle danze più antiche del mondo, la danza del ventre è, sicuramente, una danza che stupisce e incanta chi la guarda. Nata in Medio-Oriente e nei paesi arabi, la danza orientale veniva praticata dalle donne solitamente nelle corti principesche. Si dice che il termine “danza del ventre” nacque dopo la campagna d’Egitto di Napoleone, quando i soldati francesi vennero a contatto con le danzatrici e giudicarono i loro movimenti come un potente afrodisiaco. Da quel momento, la raqs sharqi è diventata per noi occidentali danza del ventre e viene associata principalmente alla donna e alla sua sensualità: non tutti sanno, infatti, che esistono alcuni tipi di danza orientale praticati dagli uomini, come il Tahtib.

danza-del-ventre

L’arte di sovvertire – Ma la danza del ventre non è soltanto una danza. Non solo il movimento sinuoso di fianchi e stoffa colorata che colpisce lo spettatore. La danza del ventre, infatti, nell’interpretazione di alcuni studiosi è l’arte del sovvertimento: le ballerine, coi loro movimenti fluidi, si “scrollano di dosso” l’ordine patriarcale, lo rifiutano con l’unico mezzo attraverso cui possono esprimere dissenso: il proprio corpo. Proprio a tal proposito, Andrea Deagon, docente all’Università della Carolina del Nord, sostiene come la danza del ventre sia, per queste donne, uno strumento di espressione e di liberazione, soprattutto in quelle società che spesso ne limitano la libertà. Edward Said, studioso palestinese-americano, conosciuto per il saggio Orientalism, sostiene come questa “arte del sovvertimento” sia legata principalmente al contrasto con il mondo occidentale: la danza del ventre contro la danza classica, la sinuosità contro la rigidità dei movimenti, la libertà di espressione contro le regole predefinite.

Un caso sintomatico – La danza del ventre è soggetta a particolari contraddizioni, soprattutto in paesi come l’Egitto, che, pur essendo patria d’elezione di questa danza, spesso la ostacola. Infatti, la raqs sharqi venne ben presto percepita come qualcosa di pericoloso: proprio perché sfida alla religiosità, espressione libera del corpo e della sensualità femminile, era da ostacolare. Misure repressive vengono messe in atto fin dall’Ottocento e anche oggi non sembrano essere passati due secoli se si pensa che dire a qualcuno “figlio di una danzatrice del ventre” costituisce un insulto. Tuttavia, la disparità fra politiche di governo e gente del popolo è grande: in Egitto, ad esempio, i video delle danzatrici Safinaz e Haifa Wehbe decollano oltre i quattro milioni di visite al mese. E poi c’è il caso di Sama el Masry: danzatrice del ventre che nei primi mesi del 2013 pubblicò su youtube un video di tre minuti di danza del ventre ironica e provocatoria nei confronti dei Fratelli Musulmani, allora al potere. Il video ebbe molto successo e così la ballerina da quel giorno ha un programma televisivo satirico che va in onda due volte a settimana.

COMMENTI

WORDPRESS: 0