Il Parlamento non ha mai eletto una donna per la Corte Costituzionale: pregiudizio sessista
Alla Corte Costituzionale – La Corte Costituzionale è uno degli organi più importanti del sistema politico italiano: ha il compito di fare da garante della Costituzione, controllare la legittimità delle leggi, dirimere conflitti fra Stato e Regioni. La maggior parte dei membri della Corte Costituzionale, che in totale sono quindici, vengono eletti dal Presidente della Repubblica, dalle “supreme magistrature ordinaria e amministrativa” e dal Parlamento. In questi mesi, però, la Corte Costituzionale si trova in un’empasse: le Camere non riescono ad eleggere la sua parte di giudici, sono alla ventesima fumata nera.
Disparità di genere alla Corte Costituzionale – Mentre il Presidente Napolitano ha fatto la sua scelta, optando per Daria De Pretis e Nicolò Zanon al posto di Sabino Cassese e Giuseppe Tesauro, il Parlamento ancora fatica ad eleggere i giudici e non riescono a raggiungere il quorum, che è di 570 voti. Nel frattempo, però, c’è una parte dell’Italia che riflette su quanto sta succedendo secondo un’ottica di genere: il Parlamento, dal 1955 (ovvero dall’anno in cui la Corte Costituzionale è entrata effettivamente “in azione”), non ha mai eletto un giudice donna. Infatti, le uniche donne che hanno fatto parte della Corte Costituzionale fino ad ora sono state elette dai vari Presidenti della Repubblica in carica, e sono state unicamente quattro: Fernanda Contri, Maria Rita Saulle, Marta Cartabia e ora Daria De Pretis.
Riequilibrio di genere – La disparità di genere che emerge da queste semplici considerazioni è evidente: su 104 giudici, infatti, vi sono state solo tre donne (senza contare la recentissima carica della De Pretis) scelte dai Presidenti Ciampi, Scalfaro e Napolitano e la prima di queste è stata eletta solo nel 1996. In percentuali si parla del 2,88% di giudici costituzionali di sesso femminile, una cifra veramente minima se paragonata ai quasi sessant’anni di lavoro della Corte Costituzionale. E’ per questo che su Change.org è partita una petizione, per chiedere un riequilibrio di genere alla Corte Costituzionale: “Se anche questa volta il Parlamento eleggesse due uomini, il principio del rispetto delle pari opportunità di genere espresso dall’art. 51 della Costituzione e da numerose norme di legge, sarebbe nuovamente calpestato” dicono. Vengono fatti i nomi di Giuditta Brunelli, Lorenza Carlassare, Silvia Niccolai, donne valide e meritevoli di questa carica, che solo un pregiudizio sessista può bloccare in partenza. Del resto, si sa: per molti donne e politica rappresentano un ossimoro da evitare. Tanto nelle parole quanto nella realtà.
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