Cesareo ritardato a Catania: “Nessuna donna deve patire quanto è successo a me. Voglio giustizia”

Cesareo ritardato a Catania: “Nessuna donna deve patire quanto è successo a me. Voglio giustizia”

"Nessuna donna deve patire quanto è successo a me. Voglio giustizia"

Un cesareo ritardato che è costato quasi la vita al piccolo Benedetto e alla sua mamma: è quanto racconta Deborah Percolla la 26enne catanese che lo scorso 2 Luglio ha partorito non senza difficoltà il suo piccolo tesoro.

Cesareo Ritardato

Cesareo ritardato a Catania: “Imploravo un cesareo e loro mi ignoravano. Ora mio figlio è disabile”

Sono parole di dolore e di rabbia quelle che Deborah ha rilasciato a LaRepubblica, le parole di una madre che, a causa di un cesareo ritardato – più volte richiesto ai medici dell’ospedale “Santo Bambino” di Catania – sentiva il suo figlioletto pian piano spegnersi, lo stesso che per nove mesi aveva sentito crescere dentro, sano e vigoroso. “Lo sentivo soffrire dentro la mia pancia. Capivo che stava succedendo qualcosa di terribile ma i medici non mi hanno aiutata subito“. Il piccolo Benedetto, che ha visto la luce quel 2 Luglio del 2015, è nato con gravi problemi in seguito ad un parto difficile. Il bambino, fino ad allora perfettamente sano, non vedeva l’ora di vedere la luce ma, a causa di quel cesareo ritardato, soffocava stretto dal cordone ombelicale senza ossigeno, costretto nel grembo della madre. Deborah, nel frattempo, cercava di spiegare a tre dottoresse dell’ospedale catanese che il suo bambino voleva nascere: “Imploravo un cesareo e loro mi ignoravano“. Quello stesso bambino che ora, a un anno e cinque mesi, non parla e non cammina e trova pace solo tra le braccia della mamma che lo culla e non lo abbandona mai.

“Mio figlio è stato rovinato dai medici a causa di un cesareo ritardato. Per lui chiedo giustizia”

La storia del piccolo Benedetto e di Deborah, sua madre, finora non era mai emersa. La donna, infatti, non è in cerca di pubblicità ed in tutti i modi ha mantenuto riservatezza sulla sua famiglia; da madre, però, chiede giustizia per quanto successo a lei e al suo bambino: “L’unica cosa che voglio — ha dichiarato la giovane mamma attraverso il suo avvocato, Gianluca Firrone — è che venga fatta chiarezza e accertate e punite le responsabilità senza sconti per nessuno. È inaudito che, soprattutto in un ospedale pubblico che deve garantire la massima sicurezza a madri e figli, avvenga un fatto del genere. Non deve capitare più a nessuno di entrare sani e felici e uscire devastati come è successo a noi“. Oggi la Procura ha emanato un provvedimento cautelativo di sospensione per le tre ginecologhe dell’ospedale “Santo Bambino” di Catania, che prevede per le tre donne da 4 a 12 mesi fuori dall’attività professionale. Il provvedimento di certo non migliorerà la situazione medica del piccolo Benedetto, ma almeno chi ha avuto delle colpe in tutta questa grave situazione, ora sconterà la sua pena.

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