Centri per l'impiego con scarsi risultati
Improduttività dei centri – I centri per l’impiego (ex uffici di collocamento) si rivelano un flop nel nostro paese, in particolare al sud. Il caso estremo è la Sicilia: 1582 funzionari in 65 strutture. Una cifra spropositata considerando, inoltre, che il numero dei disoccupati che trova lavoro grazie ai centri è solo del 3%. Un lavoro quasi improduttivo quello dei centri, che contano in tutta Italia 8713 impiegati e vengono sostenute dei fondi regionali. Romano Benini, consulente del ministero del Lavoro ed esperto di servizi, ha dichiarato: “Il sistema dei centri per l’impiego è talmente debole e sbrindellato che difficilmente riuscirà a dare qualche buon risultato”, imputando la causa alle diverse politiche di integrazione al lavoro adottate da ogni singola regione e risulta evidente che non tutte portano a risultati.
A rischio i fondi europei – Il ministero del Lavoro ha avviato un’indagine approfondita per analizzare il lavoro dei centri per l’impiego in vista dell’arrivo dei fondi europei che, a quanto risulta, sarebbero stati proprio destinati a queste agenzie per il lavoro. Fondi per contrastare la disoccupazione giovanile, in particolar modo, per consentire ai giovani, che non hanno un impiego e che non hanno intrapreso gli studi universitari, di rimettersi in gioco. Dopo la pubblicazione di questi risultati, gli addetti ai lavori hanno fatto un passo indietro. Il denaro del progetto ‘European Youth Guarantee’ rischierebbe di essere inutilmente sprecato.
Sicilia caso limite – L’indagine resa nota, ha rivelato che la Sicilia ha anche il 51%(rispetto al 29% di media nazionale) di personale dedito al back-office, cioè di dipendenti che non lavorano direttamente a contatto con i disoccupati. Risultano sconosciuti i loro reali incarichi. E’ emerso anche che solo il 9% degli impiegati siciliani ha conseguito una laurea.
I fondi – La ‘European Youth Guarantee’ stanzierà 1,4 miliardi di euro per fronteggiare la disoccupazione, di questi, 300 milioni insieme ai 500 dello Stato, saranno destinati ai centri per l’impiego nell’anno in corso. Secondo Benini, il problema non è imputabile alla mancanza di fondi, ma ad una concreta carenza di servizi: “Al Sud i soldi ci sono, ma mancano gli strumenti. Non c’è un progetto serio per rilanciare l’occupazione e neppure un piano per sollecitare le persone a cercare un nuovo impiego, magari anche sperimentando nuove strade, come quella del tirocinio, dell’apprendistato, o dell’auto imprenditorialità.”.
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