La legge anti-burqa non vìola i diritti umani
Divieto del burqa: confermato – In questi giorni la Corte europea dei diritti umani conferma la legge voluta da Sarkozy nell’aprile 2011: quella che vieta di indossare il velo integrale –generalmente chiamato burqa dagli europei – nei luoghi pubblici. La polemica era scoppiata immediatamente dopo l’approvazione della legge ed era stata portata avanti da una ragazza francese di vent’anni, supportata dalla comunità islamica francese – la più numerosa d’Europa – e dalla Islamic Human Rights Commission di Londra. Il giorno successivo, donne e uomini musulmani si erano radunati di fronte la cattedrale di Notre Dame, simbolo della cristianità, per protestare contro la nuova legge: “La legge infrange i miei diritti europei: non posso che difenderli”, aveva affermato Kenza Drider, una delle manifestanti facente parte del “Burqa brigade”, organizzazione di donne musulmane che si batte contro il divieto del burqa.
La legge – E così, secondo la Corte europea di Strasburgo, la legge non vìola i diritti umani, la libertà di religione e il rispetto della vita privata. Il testo giuridico prevede multe fino a 150 euro per chi indossa il burqa in luoghi pubblici o un corso di cittadinanza francese. Inoltre, nel caso in cui il burqa sia stato imposto, il responsabile rischia fino a 30mila euro di multa e un anno di carcere, raddoppiati se si tratta di una minorenne. Per il governo francese il divieto anti-burqa garantirebbe una maggiore armonia sociale, favorendo l’integrazione, ma sarebbe, anche, un modo per garantire la sicurezza pubblica. Tuttavia, quest’ultima motivazione è stata respinta dalla Corte europea, che ha giudicato la “motivazione sicurezza” causa di stereotipi e intolleranza nei confronti della comunità islamica.
Questione burqa – L’Europa è divisa, al momento, fra paesi che ammettono l’uso del burqa e altri, come la Francia, che lo vietano e lo puniscono severamente. In Italia, ad esempio, non esiste ancora una legge specifica, mentre in Belgio, Bosnia-Erzegovina, Canton Ticino e in alcuni lander tedeschi il velo integrale è vietato. Le controparti portano avanti motivazioni differenti e opposte: chi si batte per vietare il burqa, sostiene che questo viene imposto alle donne dai mariti e che l’unico modo per liberare le donne musulmane sia di vietarlo con un provvedimento dall’alto. C’è anche chi, come Souad Sbai, parlamentare di origine marocchina, Presidente dell’Associazione delle Comunità delle Donne Marocchine in Italia, denuncia dall’interno la condizione delle donne musulmane: “non sono le donne islamiche a decidere di stare dietro quella grata, se non si mettono il burqa le donne non escono di casa”. D’altra parte, però, stupisce il fatto che la legge francese, ad esempio, abbia mobilitato donne musulmane in primis, che rivendicano il diritto di mantenere le proprie tradizioni, la propria libertà di espressione. La questione rimane tuttora aperta. Certo è che è difficile stabilire fino a che punto il burqa sia la libera espressione di donne musulmane o imposizione da parte dei mariti.
COMMENTI
[…] e i sostenitori del velo. Il suo utilizzo è stato vietato nelle scuole della Russia e della Francia, da sempre sostenitrice di uno Stato laico. Nel nostro paese il dibattito sul divieto del velo è […]
[…] Le leggi contro il burqa – A sostegno della causa di Sara, su Twitter è nato l’hashtag #JePorteMaJupeCommeJeVeux: “Io porto la gonna come voglio”. In Francia una legge del 15 marzo 2004 vieta di indossare il velo islamico, la kippa, il turbante o una croce cristiana. Nel 2014 la Corte europea dei diritti umani ha confermato la legge di Sarkozy del 2011 secondo la quale non è possibile indossare il velo integrale nei luoghi pubblici. Sono previste multe fino a 150 euro per i trasgressori della legge e chi impone il velo a una donna rischia addirittura 30mila euro di multa e un anno di carcere (informati qui). […]