Intervista esclusiva per Female World al campione italiano di pugilato Nino La Rocca
Boxe femminile, un pugno alle discriminazioni – Sono sempre di più le donne che decidono di avvicinarsi al mondo dello sport bussando alla porta della boxe. La boxe femminile, qui in Italia, è una realtà in continua crescita: sono oltre 500 le donne che dal 21 luglio del 2001 – data del primo tesseramento di una donna, Maria Moroni, in un club di boxe – si sono iscritte alla Federazione pugilistica italiana. Abbiamo così intervistato chi ha fatto della boxe la sua vita, il campione italiano Nino La Rocca, per addentrarci in questo mondo e capirne insieme alcuni aspetti ancora sconosciuti.
Nino La Rocca, classe 1959, è stato uno dei più grandi campioni del pugilato italiano negli anni ottanta. La sua fama è arrivata in tutto il mondo e la sua carriera sul ring è stata senza dubbio memorabile, con oltre 80 incontro disputati di cui 74 vittorie. Di seguito l’intervista che il campione Nino La Rocca ha rilasciato a Female World.
Quale è la vittoria che ricorda con più piacere e perché?
La vittoria sul ring che più mi ha reso felice è stata quella contro lo statunitense Bobby Joe Young, a Sanremo, il 10 Aprile 1983, per la Semifinale del Titolo Mondiale. Mi ero preparato duramente per quell’incontro. Non è stata solo una vittoria pugilistica, bensì anche una rivincita personale alla faccia di tutti quelli che pensavano che io fossi solo un bluff. Inoltre la vittoria mi avrebbe consentito di disputare l’incontro per il Titolo Mondiale, evento assai difficile, soprattutto perché a quei tempi e nella mia categoria di peso c’erano numerosi campioni del mondo attivi.
La boxe è stata tutta la sua vita: come è iniziata questa passione e come ha mosso i primi passi in questo settore?
Ho iniziato da piccolo. Ero a Marrakech, dove ho passato gli anni della mia infanzia. Mio zio Mariano, il fratello di mamma, faceva il pugilato ed era solito confrontarsi con me, che ero più piccolo, in schermate pugilistiche per dimostrarmi che lui era un grande campione, fino al giorno in cui decisi di iscrivermi da un maestro di pugilato. Pochi anni dopo disputava il Titolo Mondiale a Kinshasa il grande Muhammad Alì ed io vedevo questo grande uomo che volava come una farfalla e pungeva come un’ape. Tutta l’Africa, anzi tutto il mondo era con lui. Sentivo ‘Alì, bumaye’ a gran voce e dentro di me pensavo: vorrei diventare come questo uomo!
Come è cambiato il mondo della boxe, e più in generale quello dello sport, da ieri ad oggi?
Il periodo nel quale io combattevo, gli anni ’80, è stato il momento aureo dello sport a livello mondiale, soprattutto nel pugilato. C’erano grandi investimenti e visibilità. La boxe oggi è finita, non ci sono più campioni, non ci sono più interessi intorno al mondo del pugilato, quanto meno in Italia. Anche gli altri sport vedono la crisi.
Cosa consiglierebbe ai giovani di oggi che vorrebbero affacciarsi a questo mondo?
Di essere umili e pronti a grandi sacrifici. È uno sport durissimo e se vuoi arrivare devi vincere prima la battaglia con la tua mente e tua volontà. Se una persona vuole arrivare, prima o poi arriva, è tutta questione di testa. Un combattimento si vince prima con la mente, con il cervello e l’intelligenza.
La boxe è uno di quegli sport in cui le donne vengono sottovalutate. Secondo lei perché? Pensa che in futuro ci potrà essere più spazio per il sesso femminile in questo sport?
Fino agli anni novanta non si vedevano donne nelle palestre ed io, personalmente, appartengo a quella generazione in cui le donne non erano ben viste ad incrociare i guantoni. Da quando sono entrate nelle palestre, devo però notare quanto impegno e forza di volontà ci mettano, più degli uomini, per perseguire i propri obbiettivi. Le donne che decidono di affrontare questo sport devono prima vincere una battaglia contro i pregiudizi e di conseguenza già maturano una certa forza interiore. Ma il mio consiglio sarebbe quello di evitare l’attività agonista, semplicemente perché ci sono pochi guadagni, tanti sacrifici ed il rischio di prendere colpi che vanno a ledere i lineamenti. Invece, la consiglio come ottima attività per mantenere il peso ideale (brucia molti grassi) ed anche per sapersi difendere dalla violenza delle strade.
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