Curarsi con i libri
Il piacere di curarsi – In Italia se ne sta parlando grazie a un libro edito da Sellerio delle inglesi Ella Berthoud e Susan Elderkin, le autrici del volume Curarsi con i libri. Il fortunato slogan “qualunque sia il disturbo, per curarvi usate un romanzo” ha affascinato America ed Europa con la sua accattivante semplicità: la nostra ricetta è semplice, un romanzo o due, da prendere a intervalli regolari. In realtà la Biblioterapia è un po’ più datata di così, in ambito medico e psicologico nasce negli anni ’30, negli Stati Uniti dall’operato di William Menninger, il quale inizia a prescrivere la lettura di determinati libri ai propri pazienti affetti da vari disturbi psichici. La lettura appare il rimedio per stati fisici e mentali di alterazione, dal senso di colpa alla rabbia alle allergie. Uno studio degli anni ’90 pubblicato sul Journal of Counsulting and Clinical Psycology riguardo agli effetti della biblioterapia riporta dati statistici a dimostrazione dell’efficacia clinica nel trattare sintomi disfunzionali e depressivi. Sicuramente la lettura ha sempre fatto parte della nostra formazione sociale, culturale e psicologica e riveste un ruolo chiave nella crescita nei periodi dell’infanzia e adolescenza.
In Italia – Il primo e unico sito web italiano sulla Biblioterapia è stato creato nel 2006 dalla dottoressa Rosa Minnino, psicologa e terapeuta, che offre la possibilità attraverso il sito di un primo approccio con la terapia. Nell’ambito scientifico italiano la terapia procede con cauta lentezza, ma qualcosa si muove.Alcune carceri, per esempio la casa di reclusione di Opera a Milano, hanno avviato programmi di letture condivise con la supervisione di psicologi.
Romanzi di prescrizione – Ma qui si parla di qualcosa di più, di terapia . Nella Biblioterapia i libri vengono prescritti nei trattamenti dei disturbi psichici dello spettro ansioso-depressivo, per fronteggiare lo stress, gli attacchi di panico, e la gestione di disturbi comportamentali. In questo modo, una biblioteca ben fornita in salotto, diventa sinonimo di buona cura di se stessi. Allora rispolveriamo i nostri Tolstoj, Hesse e Pascal, andiamo a ricercare Il piccolo principe e Il gabbiano Jonathan Livingston. Erano romanzi di formazione e classici letterari , ora sono una vera e propria terapia, in ogni modo continuiamo ad amarli. Il clamore che questa nuova frontiera della cura ha suscitato è reso chiaro dal fascino che si esercita in un percorso letterario di auto aiuto, di intervento sul se. La semplice possibilità di placare gli attacchi d’ira leggendo a intervalli regolari Il vecchio e il Mare di Hemingway è molto seducente. La biblioterapia utilizza l’intelligenza emotiva, che viene stimolata e manipolata nel senso desiderato, per alleggerire il carico nervoso, per esempio, ma si possono trattare anche disturbi seri.La Berthoud e la Elderkin descrivono e prescrivono le terapie atte a trattare casi anche di omofobia e razzismo attraverso romanzi mirati a queste tematiche. In un caso di razzismo, per esempio, viene sollecitata la lettura di Uomo invisibile di Ellison. Si avvia un processo per il quale il lettore si identifica nel libro, interiorizza il mondo virtuale ricreato e i messaggi codificati nella narrazione. Questo romanzo reca una chiave di lettura del razzismo precisa: è un disagio sociale, chi esercita il razzismo è un elemento disarmonico all’interno della comunità ed è caratterizzato da una pochezza di spirito e carattere.La lettura veicola la comprensione sociale e ci rende empatici.Cosi si guarisce, cosi dicono i sostenitori della terapia. Certo è una terapia senza controindicazioni, male non può fare.
COMMENTI
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