Bechdel test: rispondi a tre domande e ti dirò quanto sessista sei. I ruoli delle donne sono pochissimi nel cinema: la Svezia corre ai ripari applicando il bechdel test come sistema di rating
Bechdel test– In questi giorni si parla di nuovo di Bechdel test nel misurare il ruolo delle donne nel cinema. Che cos’è? Nel 1985 la fumettista americana Alison Bechdel realizza un fumetto Dykes to Watch Out For in cui un suo personaggio dà voce all’idea (che l’artista ha attribuito all’amica Liz Wallace): Ci sono più di due donne nel film? Si parlano tra loro? Parlano di qualcosa che non sia un uomo? Tre semplici domande e il test è fatto. La cosa che (non) sorprende è che pochi film si salvano. Il governo svedese, che da anni ha un’attenzione particolare per il sessismo nei media, ha deciso di applicare la valutazione del test ai film che usciranno nelle sale: la valutazione dei film sarà unita a questo nuovo vero e proprio sistema di rating.
La giuria “eterogenea” degli oscar– Pochi film passano il Bechdel test. Per quale motivo? Diamo una semplice occhiata alla giuria degli oscar: i votanti dell’academy hanno 62 anni d’età media, sono per il 94% bianchi e per il 77% uomini. Una giuria eterogenea, insomma. Questo non influisce soltanto sui ruoli sullo schermo, ma ha le sue ripercussioni anche sui ruoli alla regia. Kathryn Bigelow è stata la prima ed unica donna a vincere il premio oscar come miglior regia.
La cosa più grave– E qui la cosa più grave. Il fatto che alla base di tutto questo ci sia uno specifico ragionamento: si crede che le donne guardino volentieri film dalla prospettiva maschile, ma che gli uomini non guardino film che hanno prospettiva femminile. Basti considerare la volontà degli studios di attirare gli uomini al cinema e il gioco è fatto. Ci dobbiamo accontentare di Thelma e Louise (1991)? Oppure possiamo pretendere un cambiamento di direzione? L’universo femminile ha una grande complessità da portare sullo schermo. Senza dimenticarci che la complessità è sempre profondità e anche bellezza.
COMMENTI