Baby squillo ai Parioli: l'ipersessualizzazione dei giovanissimi. I giovani tornano al baratto, solo che questa volta il prodotto è il sesso.
Baby squillo ai Parioli– La vicenda delle Baby squillo ai Parioli apre il dibattito sull’ipersessualizzazione dei giovanissimi italiani. Siamo a Roma, quartiere Parioli: Nunzio Piscalla è uno dei quattro responsabili dell’”Operazione ninfe”, la rete di baby prostitute benestanti, “le piccole lolite” che offrivano prestazioni sessuali in cambio di vestiti, cocaina e ricariche del cellulare. In questi giorni sono passati al setaccio gli sms intercettati dai carabinieri, vera e propria cronaca del giro di prostituzione minorile.
Svolta sessuale– La questione Parioli è l’emblema di una giovane generazione che approda molto presto al sesso commercializzato. La monetizzazione del sesso o la sua concezione come prodotto va infatti letta nel suo preciso obiettivo: è soltanto uno dei tanti strumenti attraverso i quali si può perseguire la realizzazione della propria immagine. “Ti sei preso tutte le foto, tutti i miei dati”, recita uno dei messaggi ricevuto da Piscalla, “Siccome vai a mangiare all’Hilton, quindi sei ricco, mi faresti almeno una ricarica”. Insomma, forse il mondo sta attraversando una svolta sessuale epocale: il Giappone non fa più sesso, le baby squillo lo fanno per i vestiti, un numero sempre crescente di persone preferisce quello online. Cosa sta succedendo?
Ritorno al baratto– Le baby squillo tornano al baratto e non sono le sole. Citiamo l’esempio del social network Habbo dove 260 milioni di avatar socializzano all’interno di un hotel, tra approcci volgari tra adolescenti e spogliarelli via webcam per ottenere punteggio e fare acquisti sul social. Insomma, siamo giunti a una filosofia spiccia del do ut des che realizzando la totale separazione tra sesso e dimensione psicologica, aggrava le nostre inibizioni e le nostre manie. “Se a dodici anni faccio sexting e posso navigare su Youporn pensando che la sessualità sia neutra e senza impatto emotivo, posso crescere ipersessualizzato e diventare un adulto patologicamente dipendente dal sesso. Oppure inibito, traumatizzato.” spiega la psicologa Roberta Rossi. Forse in Italia si parla troppo poco di sesso. Si lascia che fin dalla tenera età i ragazzi possano avere contatto con esso come contenuto online, sulle riviste o in televisione, ma nessuno si prende la briga di parlarne dal punto di vista umano, come se il sesso fosse ancora un grande tabù e lo si sottraesse dalle nostre vite. Ma viviamo in una società che è pervasa dal sesso. E allora, forse, è un argomento a cui va dedicata attenzione. Gli adulti non possono più lasciare i ragazzi soli.
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