Avorio: non bastano petizioni, andiamo verso l’estinzione

Avorio: non bastano petizioni, andiamo verso l’estinzione

Molte donazioni, ma non servono. La strada da prendere è un'altra

Alcuni dati – La grande sfortuna degli elefanti è avere le zanne d’avorio. O meglio, la grande sfortuna degli elefanti è la prepotenza umana. Stiamo andando verso una certa estinzione dei grandi pachidermi a causa dell’incapacità di porre fine al commercio dell’ avorio e dell’attività di bracconaggio. In otto anni sono stati uccisi 70mila elefanti, una media di circa 10.000 all’anno: è stato eliminato il 65% degli elefanti presenti in Tanzania. Questo massacro che non riesce a trovare fine è voluto esclusivamente dalla domanda costante, proveniente in particolar modo da Cina e Giappone, di avorio. L’ avorio sembra costituire un bene di prima necessità e la grande richiesta da parte del mercato alimenta l’attività massiccia di bracconaggio. Gli elefanti vengono uccisi e le zanne vengono recise a colpi d’ascia, la carcassa mutilata abbandonata agli sciacalli.

avorio

Avorio, una passione – Era stata approvata nel 2006 una legge internazionale che prevede la re-immissione dell’avorio sul mercato. Come mai? Perché dopo anni in cui il commercio dell’ avorio era stato totalmente bandito, nel 1997 alcuni stati  africani hanno fatto richiesta per la vendita di avorio che negli anni avevano accumulato in seguito alle morti naturali degli animali. La richiesta è stata accolta da Cities e l’ avorio è stato venduto per 50 tonnellate al Giappone. Con un colpo di spugna è stato cancellato quanto fatto sino a quel momento. La vendita di avorio ha rinfocolato la domanda che si è accresciuta nell’arco di pochi anni. 60 tonnellate sono state vendute anche alla Cina che, ad oggi, afferma che il “fabbisogno annuo ammonterebbe a 200 tonnellate annue cioè 20mila elefanti all’anno”. E’ evidente come il problema avorio venga affrontato solo a livello economico e non si tenga conto del danno che comporta alla biodiversità. Viene visto come un fabbisogno. Alla stessa stregua di un comune alimento. L’uomo, il mercato, necessita di avorio e non ci sono ragioni (l’estinzione degli elefanti a quanto pare non è abbastanza valida) affinchè questo trend venga invertito

La denuncia – Un grido di denuncia è giunto anche da Malcom Ryen, biologo ricercatore in Tanzania che da vent’anni vive in Africa. Afferma Ryen a La Repubblica: “Ora c’è la corsa per dare fondi all’Africa per l’antibracconaggio. Sì, è importante, ma i fondi già ce li abbiamo. Le aree protette in Tanzania incassano ogni anno 200 milioni di dollari. Non siamo poveri qui in Africa. Per vincere, gli imperativi sono due: 1) bando totale mondiale del commercio di avorio 2) colpire i trafficanti con intelligence e impegno. Non servono droni o elicotteri […] il mio messaggio è: non sprecate più soldi, esigete commitment e risultati. Non servono tanti soldi per perseguire i ben protetti trafficanti”. Le donazioni sono quindi importanti ma non necessarie e, anzi, si tende a mascherare con la necessità di fondi mai sufficienti una mancata volontà di azione concreta che non ha bisogno di molte donazioni per partire. Si deve fare qualcosa di davvero concreto: abolire il trend di avorio. Si deve volerlo davvero. Come prima cosa.

@Photocredits 2014 Nick Brandt

COMMENTI

WORDPRESS: 0