Sono state confermate in secondo grado le condanne per violenza sessuale agli aguzzini di Anna Maria Scarfò, che hanno abusato di lei per tre anni, da quando la ragazza di San Martino di Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, ne aveva soltanto tredici.
Sono state confermate in secondo grado le condanne per violenza sessuale agli aguzzini di Anna Maria Scarfò, che hanno abusato di lei per tre anni, da quando la ragazza di San Martino di Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, ne aveva soltanto tredici. La presidente del collegio della Corte di Appello di Reggio Calabria ha confermato le condanne, con una leggera ridefinizione delle pene dovuta alle attenuanti generiche per gli incensurati, per i componenti del branco, già accertati dal processo di primo grado: Maurizio Hamanan classe 1978, Antonio Cianci classe 83, Antonino Cutrupi classe 1982, Giuseppe Chirico classe 1968, condannati a sette anni di reclusione, Fabio Piccolo classe 83, condannati a sette anni e otto mesi.
Anna Maria, violentata, minacciata e isolata dalla comunità – Nel 2002 Anna Maria aveva trovato il coraggio di denunciare ai carabinieri le violenze che da tre anni subiva da un branco di 12 ragazzi del paese, fra cui alcuni di famiglia ‘ndranghetista, che l’avevano minacciata di morte nel caso in cui avesse parlato. Da allora, erano cominciate ritorsioni e minacce nei confronti di tutta la famiglia: le hanno ucciso il cane, imbrattato di sangue i panni stesi fuori ad asciugare, le hanno urlato «Ti taglio la testa. Puttana». A San Martino mi hanno abbandonata tutti… Ormai sono la prostituta del paese», aveva poi raccontato nel libro autobiografico “Malanova, La ragazza del Sud che ha avuto il coraggio di denunciare un intero paese”, scritto con la giornalista Cristina Zagaria (Sperling & Kupfler, 2010). Dal 2010, Anna Maria è costretta a nascondersi e vivere in una località protetta.
Il processo e le condanne – Anna Maria era presente in aula al momento della pronuncia della sentenza di secondo grado contro i suoi aggressori. Il processo d’appello ha seguito il primo giudizio, che si è svolto a Palmi, ed ha riguardato cinque dei sei imputati. Per Vincenzo Minniti, classe 1981, il tribunale di Palmi aveva disposto il non doversi procedere per difetto di querela. Le persone condannate hanno partecipato, quindi, ad un disegno criminoso di violenza sessuale di gruppo, con l’aggiunta di schiaffi, calci e intimidazioni affinché la vittima non raccontasse a nessuno, in particolare al padre, ciò che subiva. Una serie insopportabile di abusi fisici e morali, sostenuti dal clima di omertà mafiosa, che pure questa giovanissima ragazza è riuscita a spezzare.
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[…] editori. E, a proposito, di donne che si ribellano alla ‘ndrangheta, non possiamo non ricordare Anna Maria Scarfò, minacciata e isolata dalla sua comunità a San Martino di Taurianova per aver denunciato un branco […]