Amleto con la regia e l’interpretazione di Daniele Pecci

Amleto con la regia e l’interpretazione di Daniele Pecci

Amleto, giovane virgulto erede al trono di Danimarca sospetta che suo zio, divenuto Re in carica, abbia ucciso suo padre per usurparne il trono. Il dramma è visto in una chiave analitica dove il ragionamento dell'uomo contemporaneo fa capolino fra le pieghe della poesia di William Shakespeare.

Ci sono sogni che vanno inseguiti fino al perfetto conseguimento degli stessi. Fino a che quel sogno (o ossessione), quando ti svegli sia solo il risultato di fantasmi proiettati mille volte nella mente (e da qui ossessioni). Ossessioni che, finché non prendono forma, non ci lasceranno mai in pace, e di conseguenza mai un sonno tranquillo e appagante. Daniele Pecci si aggira nei pressi della personalità di Amleto da un po’ di anni, e non sembra trovare pace. La ricerca è in continua evoluzione. Dal 2014 a oggi l’attore svolge un’attenta e profonda analisi dell’autorità personaggio Shakespeariano, dapprima con la regia di Filippo Gili e la produzione della Compagnia Stabile del Molise ed ora assumendosi anche la regia ha nuovamente debuttato il 18 ottobre al Teatro Quirino di Roma, affiancato dalla versatile personalità di Maddalena Crippa e dal talento di Rosario Coppolino, che ne è anche il produttore. Amleto dunque come ossessione di un percorso creativo in cui la Danimarca di Elsinor, è un luogo ovattato e candido, quello che uno si immaginerebbe essere uno spazio del pensiero.

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Tutto si svolge nella mente dell’attore e i personaggi/interpreti spesso si accavallano interpretativamente come accade per lo spettro del Re Padre e le sue guardie che diventano la compagnia dei comici che lo aiuteranno a svelare il complotto ordito dallo zio Claudio e mamma Geltrude per usurparne il trono. Uno spazio neutro che si arricchisce di piastre di ferro, lamiere ossidate, sospese nel vuoto che sembrano un’installazione di Jannis Kounellis, che delimitano il ricordo – sono gabbia e specchio al contempo di quella stessa ossessione – mentre una ghigliottina/sipario che separa il sonno dalla realtà, è un impalpabile, leggera combustione di Alberto Burri, che cala e arretra dall’alto. Una fase NREM dell’occhio? Unico elemento realistico una dormeuse/lettino ove analizzare quegli stessi sogni. L’inizio della pièce è parecchio inquietante, e il sospetto che chi è stato barbaramente assassinato, non trovi pace fin quando non ha   giustizia è inscenato come trivella penetrante, assordante che sventra le viscere della notte. Voci metalliche e senza calore che echeggiano nel vuoto prima che possano acquisire una riconoscibilità ed una sonora tangibilità.

Daniele Pecci coniuga un nuovo manifesto di teatro detto, sussurrato, appassionato in vece di un teatro urlato, sguaiato, spiattellato – di ascendenza genovese – che sta prendendo corpo da un po’ di tempo sulle scene italiane. Un Amleto quello di Pecci che si imparenta ad atmosfere cechoviane, il suo giovane principe sembra un parente alla lontana del Konstantin del Gabbiano. Un paio di occhialini, barba incolta, un girocollo e dei pantaloni neri, sono il suo semplice e funzionale abito di scena (costumi di Maurizio Millenotti) e sgusciando fra le bellissime parole del testo, in un adattamento scorrevole e fedele, snocciola il famoso monologo dell’essere non essere come un eterno dubbio interpretativo. Non ci dimentichiamo che siamo sempre nell’acquosa, impalpabile e inattraversabile architettura di un sogno. L’attore che desidererebbe interpretare quel personaggio e il personaggio che si và delineando attraverso lo studio e il tentativo interpretativo di cui il pubblico stesso è testimone interattivo. Un riuscitissimo esperimento di teatro contemporaneo che esalta nel suo valore sostanziale un classico senza per questo mai tradirlo. Maddalena Crippa disegna geometrie interpretative, facendo della sua Geltrude una donna spregiudicata e calcolatrice e senza scrupoli per poi appellarsi al suo amor di mamma quando sà di poter perdere tutto. Rosario Coppplino è un Orazio da commedia all’italiana, sembra uscito fuori in maniche di camicia da un film in bianco e nero, e la sua figura si staglia molto nettamente.

AMLETO di William Shakespeare
con Daniele Pecci, Maddalena Crippa, Rosario Coppolino, Giuseppe Antignati, Sergio Basile, Mario Pietramala, Mauro Racanati, Marco Imparato, Mariachiara Di Mitri, Maurizio Di Carmine, Vito Favata, Pierpaolo de Mejo, Domenico Macrì, Andrea Avanzi

costumi Maurizio Millenotti

adattamento e regia Daniele Pecci

produzione Compagnia Molière

Teatro Quirino, Roma fino al 30 ottobre

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