Aminta, S'ei piace ei lice di Luca Brinchi e Daniele Spanò in scena nel Foyer del Teatro India di Roma è un esperienza sensoriale che coinvolge a trecentosessanta gradi lo spettatore, un viaggio attraverso schermi pirotecnici che proiettano e ri-vivificano il dramma pastorale di Torquato Tasso. Un'Età dell'oro non solo vaneggiata ma ri-vissuta attraverso tutti i sensi percepibili.
La forma pastorale della favola satirica di Torquato Tasso, Aminta, rivive ancora una volta grazie all’impegno produttivo del Teatro di Roma e alla duplice complicità creativa binaria di Luca Brinchi & Daniele Spanò, autori del progetto visivo e Erika Z. Galli & Martina Ruggeri – di Industria Indipendente – co/autrici della parte drammaturgico/poetica estrapolata dal magma incandescente dei cinque atti originari. (Lo spettacolo aveva avuto una anteprima settembrina a La Pelanda per Short Theatre). I primi – artisti visivi e artefici del disegno registico – attraversano con sguardo lucido e rispettoso il settecentesco dramma, la loro visione contemporanea non è affatto difforme dal concetto originario. Quell’Età dell’Oro descritta ed eletta da Tasso come un periodo felice, svincolato dalle consuetudini e dalla corruzione che si opponeva alla sua visione del Rinascimento, deviato e pieno di contraddizioni sembra ancor di maggior effetto, oggi, e ri-ascoltare quei versi, echeggianti un periodo fecondo di solo contatto con la natura e con un nutrimento fatto di sentimenti puri, istantanei, ha uno strano effetto trascinante. Aminta seppur dovesse rivivere oggi una nuova avventura amorosa, con una novella Silva rivivrebbe le stesse cose in paesaggi aridi, spogli, riarsi e malvagi come quelli rappresentati dalle immagini che vengono proposte.
La natura anch’essa risente di una forte stanchezza e una patita sofferenza inflitta senza troppi scrupoli da multinazionali spietate e reagisce con piglio e con accadimenti conformi ad un epoca cibernetica e multimediale. È bello poter vedere quella (ancora) splendida natura ma solo attraverso degli schermi sovrapposti che si scambiano immagini, che le palleggiano sincronicamente, fra campi lunghi, piani sequenza e primi piani. La storia ben prosciugata e ricondotta fra, e i numeri speculari ricorrenti non sono a caso: Aminta e Silva, controbilanciati dai consiglieri Tirsi e Dafne. Unico ago della bilancia, un esibizionista Satiro conturbante, con fisico mozzafiato, il performer Davide Pioggia. S’ei piace ei lice, se una cosa piace allora è lecita? Si se è tatuata in diretta su di un dorso di una mano.
Forme e parole che si ricompattano in un atmosfera irreale, vibrazioni che arrivano da lontano per costituire una scenografia sonora che abita una parte sensoriale di noi stessi nascosta e tutta da scoprire, che va via via compattandosi nel corso della durata della performance e a cui solo sessanta spettatori a volta possono comodamente condividere. Il suono del verso acquisisce alito vitale attraverso dei candidi veli sospesi, nel vuoto del Foyer del Teatro India di Roma, che vengono artificiosamente colmati, aerati da quell’empito della pronuncia perfetta dell’attore/interprete di cui ovviamente allo spettatore si mostra solo la parte enunciative, la bocca. E bracci mobili mega/fonati da altoparlanti ulteriormente microfonati moltiplicano il suono e la composizione poetica in inquietanti sfaccettature. Esperienza sensoriale a trecentosessanta gradi, trentacinque minuti condensati di forti emozioni, fermi eppur ci si muove fra quei paesaggi vagheggiati, un viaggio spericolato su di un ottovolante senza ritorno, capolavoro da vivere fino in fondo, da non perdere.
AMINTA S’ei piace ei lice di Torquato Tasso
drammaturgia e analisi filologica e autoriale Erika Z. Galli e Martina Ruggeri – Industria Indipendente
in video Lorenzo Anzuini (Aminta) e Clelia Scarpellini (Silvia)
performer Davide Pioggia
voci Michael Schermi (coro e satiro); Francesco Bonomo (coro e Tirsi);
Giorgia Visani (coro e Dafne) Michele Degirolamo (Aminta) Flaminia Cuzzoli (Silvia)
musiche Franz Rosati – costumi Gucci
regia, scene, luci e video di Luca Brinchi e Daniele Spanò
produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale in collaborazione con Spellbound e con il sostegno di Regione Lazio Assessorato alla Cultura
il progetto ha debuttato nell’ambito della Sagra Musicale Malatestiana 2016
spettacolo/installazione per un numero ristretto di persone (max 60)
Foyer Teatro India, Roma fino al 29 gennaio
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