Adele Fabrizi: intervista esclusiva per Female World

Adele Fabrizi: intervista esclusiva per Female World

Adele Fabrizi: psicoterapeuta presso l'ISC di Roma risponde alle nostre domande sull'assistenza sessuale.

Assistenza sessuale, continuiamo a capire. Per comprendere meglio quali siano le possibilità di espressione sessuale delle persone con disabilità abbiamo chiesto l’aiuto della dottoressa Adele Fabrizi, psicoterapeuta, docente e supervisore dell’Istituto di Sessuologia Clinica di Roma (ISC).

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Nell’immaginario comune le persone disabili sono considerate asessuate o comunque con esigenze ben più importanti di questa. Lei cosa pensa in merito a questa questione?

Penso innanzitutto che sia una cosa davvero ingiusta e colpevolizzante nei confronti dei disabili stessi, perché in realtà i disabili come tutte le altre persone hanno una loro sessualità e non è giusto considerarli asessuati. Nella nostra società c’è un tabù culturale nei confronti della disabilità e, soprattutto dell’abbinamento con la sessualità. Lo stesso accade per le malattie croniche. Si tende a pensare, infatti, che la sessualità sia diritto soltanto delle persone giovani, sane e belle, mentre dovrebbe essere considerata un’attività di tutti gli esseri umani e un aspetto importante della qualità della vita.

Quanto è importante, secondo lei, vivere la sessualità per una persona disabile e cosa potrebbe provocare reprimere un simile bisogno?

È molto importante perché la sessualità è un’espressione fondamentale degli uomini e delle donne, è un modo per comunicare affetto, per provare piacere, sciogliere le tensioni,  serve anche come antidoto in certi momenti di ansia e di difficoltà o, al contrario, serve ad esprimere, la felicità e il desiderio di vicinanza ad un’altra persona. Quindi, è sicuramente un’attività da considerarsi molto positiva.

Attualmente è molto attivo il dibattito sull’assistenza sessuale, Lei cosa pensa in merito a questa figura professionale?

Sicuramente è un’iniziativa molto interessante della quale è giusto parlare e da prendere in seria considerazione, anche se nutro delle perplessità. Io ho dei dubbi rispetto a questo tipo di iniziative, nel senso che c’è il rischio che la sessualità venga considerata ancora una volta come un’attività semplicemente meccanica dalla quale sono esclusi i sentimenti. Invece, credo, che anche per i disabili un aspetto molto importante della sessualità sia quello della comunicazione anche dei sentimenti oltre che di un bisogno fisico. Poi vedo anche un altro tipo di rischio in questa iniziativa degli assistenti sessuali, il rischio è che queste figure, che non sono ben definite, siano utilizzate piuttosto dagli uomini, dai disabili maschi, che dalle donne, perché per loro c’è sempre un tabù ancora più forte, ancora più deciso, rispetto a quello che c’è per gli uomini.

Ritiene che possano esistere altre strategie che permettano comunque alla persona disabile di esprimere la propria sessualità ed affettività?

In teoria dovrebbe essere così, in pratica mi rendo conto che è molto difficile. Intanto dobbiamo distinguere tra le varie tipologie di disabilità, poiché non tutti i disabili hanno le stesse problematiche e le stesse potenzialità. Bisogna distinguere tra le due grandi categorie della disabilità fisica e della disabilità psichica che presentano delle caratteristiche completamente diverse anche per quanto riguarda la possibilità di mettere in atto una vita sessuale vera e propria. Questa iniziativa è, comunque, molto positiva perché, finalmente, si può parlare di sessualità e disabilità, altre vie possibili sono per il momento molto difficili, le vedo molto lontane. Vedo, invece, auspicabile che si possa parlare di sessualità sempre più in termini di espressione e di condivisione di sentimenti e di emozioni e non più, soltanto, di una sessualità meccanica e vista semplicemente come lo sfogo di istinti animali che, appunto, sono più appartenenti agli animali piuttosto che agli esseri umani.

Ringraziamo la dottoressa Adele Fabrizi per aver messo a nostra disposizione le sue competenze professionali ed averci aiutato, così, a fare maggiore chiarezza sulla tematica dell’assistenza sessuale.

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