A 35 anni dalla legge sull'interruzione di gravidanza, l'aborto in Italia è ancora un tabù e un rischio per la donna
La legge 194, che ha introdotto l’interruzione volontaria di gravidanza (ivg), compie 35 anni.Fu approvata, infatti, il 22 maggio 1978. Prima di allora, si stima che ci fossero tra le 350mila e le 450mila interruzioni di gravidanza all’anno ma che in alcuni casi venivano registrate come aborti spontanei.
L’aborto, il caso italiano – Nel 2012 le Ivg sono state al minimo storico: 106.968. In Italia il tasso di medici obiettori è in aumento: il 68 per cento dei ginecologi è obiettore di coscienza e in molte città non ci sono medici disposti a praticare l’interruzione di gravidanza.
La legge introdotta, tuttavia, delinea le circostanze in cui una donna può chiedere di abortire: “circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito”.
Resta, tuttavia, difficile contestare la percezione soggettiva di un pericolo così vago come quello disegnato dall’articolo 4. Fino agli anni Settanta la parola aborto non veniva pronunciata né in televisione né alla radio e si usavano nomi in codice per indicare le donne che abortivano e magari morivano e chi procurava illegalmente gli aborti come fabbricanti di angeli o morti “sospette.

A 35 anni dalla legge sull’interruzione di gravidanza, l’aborto in Italia è ancora un tabù e un rischio per la donna
L’aborto, ancora un rischio per le donne – Sono molte le donne che muoiono e che corrono molti rischi cercando di abortire. Dopo decenni di silenzio, ipocrisia e alcune proposte di legge, il 22 maggio 1978 la 194 elimina l’articolo del codice penale che considerava l’aborto come un delitto contro l’integrità e la sanità della stirpe. La concessione quindi è limitata. È significativo che l’aborto possa essere eseguito solamente in ospedale, spazio pubblico in cui la donna può esser controllata facilmente, in cui tutti sanno che quella donna incinta vuole abortire.
Aborto: un tema, un rischio, un tabù – Il quadro , quindi, è ancora conservatore. La legge 194 è una legge che nel corso degli anni è stata aggredita e corrosa soprattutto da uno dei suoi articoli, quello che prevede la possibilità per gli operatori sanitari di sollevare obiezione di coscienza ed essere così esonerati dalle procedure abortive. E oggi le percentuali dell’obiezione di coscienza sono gli strumenti più potenti di dissuasione. A quasi 35 anni di distanza ci sono reparti e intere città in cui non c’è nessun operatore a garanzia del servizio, nonostante la legge 194 obblighi ad assicurarlo.
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