Richard Hannay deve riuscire ad impedire ad un organizzazione criminale di sovvertire l'ordine nazionale, inizia così per lui un percorso senza pace verso colui che nasconde il segreto di quei 39 scalini, parte per poi ritornare da dove quella storia avvincente era cominciata, il London Palladium, un teatro nel teatro!
Ha mai sentito parlare dei 39 scalini? Cos’è un pub? Ecco, cosa avesse attratto Alfred Hitchcock a trarre l’omonimo film dalla novella di John Buchan I trentanove scalini o Il Club dei 39 nel 1935, rendendolo così celebre lo possiamo ben intendere: suspense, intrigo, giallo, inseguimenti. Cosa invece ha attratto dopo un bel po’ di anni, nel 2005, l’attore e sceneggiatore Patrick Barlow a trarne una pièce teatrale pure lo possiamo immaginare: un impianto narrativo articolato, complesso e la sfida poi è risultata vincente. Infine cosa attrae un gruppo di giovani e talentuosi teatranti che radunati sotto l’originale nome di Cattive Compagnie a mettere in scena il testo teatrale tratto dal romanzo a cui il maestro del giallo si era ispirato per un suo capolavoro con un infinità di personaggi? La risposta è tutta nello spettacolo in scena al Teatro Trastevere di Roma che il regista Leonardo Buttaroni – che cambia decisamente registro dopo i pulp Fight Club e Titus – brillantemente risolve con un semplice e mero espediente teatrale: 4 interpreti (Alessandro Di Somma, Diego Migeni, Yaser Mohamed, Marco Zordan), uno nel ruolo cardine, e cioè del protagonista su cui ruota l’intera vicenda, e gli atri tre a fare tutto il resto, in una rocambolesca, velocissima, fantastica girandola di travestimenti, citazioni, campanelli e voragini umane, divertenti en travestì, pastiche musicale che mescola vari generi, oggetti animati.
La storia è quella di Richard Hannay, un uomo d’affari, candese, trentasettenne, che per caso si trova ad essere testimone di uno sparo all’interno di un teatro di Londra, il London Palladium, ove si era recato per assistere all’esibizione di un uomo/fenomeno che ogni giorno memorizza 50 notizie, lì incontra una donna affascinante, Annabella, che chiede protezione, è stata lei a sparare. La dama non fa a tempo a rivelare la sua missione – è uno speciale agente che deve impedire a un organizzazione mondiale denominata i 39 Scalini di sovvertire l’ordine nazionale – che nel cuore della notte viene uccisa. L’uomo che aveva recuperato un indizio, scappa da Londra e si reca in Scozia, dove ha sede l’organizzazione criminale, sulle tracce del club dei sovversori, con l’aiuto di Pamela, un’altra donna, stavolta conosciuta sul treno, che dapprima lo tradisce poi decide di aiutarlo, riesce ad arrivare a capo dell’intricata storia per ritornare laddove era partito.
Lo spettacolo grazie alla regia perdifiato, non dà un attimo di respiro allo spettatore né agli attori, è una corsa in discesa verso il proscioglimento del mistero, piena di trovate e soluzioni avventurose, la scena del vagone ferroviario è una piccola lezione di teatro, di come con pochi elementi si riesca a far vivere e vibrare uno scompartimento di un treno in corsa che si arresta di colpo in stazione. Mirato tutto sul divertissement, vanta quattro interpreti/tuttofare, che senza respiro non si risparmiano neanche per un minuto, entrano ed escono con facilità e gioco di squadra da un personaggio all’altro e la Pamela del finale se la gareggiano in tre con cambio d’abito, trucco e parrucco a vista. Questo spettacolo sembra gridare: date al teatro ciò che è del teatro. Restituisce oggettivamente al teatro l’essenza stessa del teatro: una storia, un teatro sventrato quasi senza scena o sovrastrutture inutili, attori duttili e bravissimi, e un regia ingegnosa.
39 SCALINI dal film di Alfred Hitchcock di John Buchan adattamento di Patrick Barlow
con Alessandro Di Somma, Diego Migeni, Yaser Mohamed, Marco Zordan
regia Leonardo Buttaroni
scene Paolo Carbone
aiuto regia Gioele Rotini
produzione Cattive Compagnie
Teatro Trastevere, Roma fino al 27 marzo
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